mercoledì 2 giugno 2010
Restano bloccati al ministero del Tesoro i 130 milioni di euro previsti per la scuola paritaria. Si tratta del reintegro dei fondi tagliati nella Finanziaria 2010. Preoccupazione delle associazioni della scuola paritaria anche sul taglio previsto nel 2011: 228 milioni di euro in meno.
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Nuovo allarme per i fondi destinati alla scuola paritaria non statale. A lanciarlo un’interrogazione parlamentare urgente al governo presentata dal senatore Antonio Rusconi, capogruppo del Pd nella commissione Istruzione di Palazzo Madama, e sottoscritta dai suoi colleghi senatori Garavaglia, Ceruti, Galperti e Pertoldi. Ma anche le associazioni della scuola non statale cattolica da qualche settimana seguono con apprensione i passi della manovra economica elaborata dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. È vero che scuola e sanità sono settori che non dovrebbero essere toccati dalla manovra, ma i protagonisti non vivono giorni tranquilli. Anche per il fatto che «non sono ancora stati stanziati i 130 milioni promessi con lo scudo fiscale», fanno sapere le associazioni della scuola paritaria. E proprio questo è il primo dei due elementi che destano maggiore preoccupazione.Nella Finanziaria 2010 era previsto il taglio di 134 milioni su uno stanziamento complessivo di 534 che da un decennio rappresenta la cifra stanziata dallo Stato per contribuire alla scuola non statale. Quattro milioni vennero reintegrati subito, mentre gli altri 130 milioni sarebbero stati recuperati appunto con i proventi dello scudo fiscale. L’uso del condizionale è d’obbligo, visto che, ribadisce Luigi Morgano segretario nazionale della Federazione scuole materne di ispirazione cristiana (Fism), «al momento non abbiamo avuto alcuna certezza sul loro stanziamento immediato e siamo ormai a metà anno solare». E dalle Direzioni scolastiche regionali i mandati di pagamento, al momento, tengono conto del taglio dei 130 milioni, erogando agli istituti paritari cifre decisamente inferiori rispetto al previsto. Preoccupato anche Vincenzo Silvano, presidente della Federazione opere educative (Foe), che esprime comunque «fiducia nel mantenimento degli impegni da parte del governo». Del resto i 130 milioni sarebbero già previsti dal decreto sull’assegnazione dei fondi ricavati dallo scudo fiscale, ma «il ministro Tremonti non ha ancora apposto la sua firma» sottolinea, però, Silvano. «È solo questione di tempo» rassicura Gabriele Toccafondi, deputato del Pdl e componente della commissione Bilancio di Montecitorio, che ha seguito l’iter per il recupero dei 130 milioni di euro: «Sono nel decreto e nessuno li ha toccati, neppure dopo l’accogliemento di alcuni rilievi della Corte dei conti sul capitolo relativo alla Protezione civile».Dunque «130 milioni al sicuro», ma ancora bloccati sul tavolo di Tremonti, e la manovra correttiva non dovrebbe toccarli, anche se, aggiunge il presidente della Foe (realtà educativa legata alla Compagnia delle Opere), «aspettiamo il governo alla prova dei fatti». Del resto, se ci fossero amare sorprese, come il rinvio di questi fondi, «il danno per le nostre scuole sarebbe grandissimo» avvertono all’unisono le associazioni degli istituti paritari. Verrebbero di fatto meno la certezza dei fondi e la possibilità di elaborare bilanci sicuri. Senza dimenticare che il peso di un minor gettito statale cadrebbe «sulle famiglie, che già pagano una retta» ricorda ancora Morgano. E in alcune realtà lo spettro della chiusura potrebbe diventare ancora più concreto.Il secondo motivo di preoccupazione riguarda la Finanziaria 2011, che, grazie al piano triennale varato dal ministro Tremonti nel 2008, vedrà calare i fondi per la scuola paritaria di ben 228 milioni. «Sarebbe una tragedia» si commenta dal fronte delle paritarie. Da tempo le associazioni di questo segmento del sistema scolastico nazionale chiedono al governo di intervenire per bloccare da subito i tagli previsti nel triennio, visto che negli ultimi due anni si è solo proceduto a reintegro dei tagli e non a una cancellazione di quelli comunque previsti dal piano triennale.Di certo con l’autunno si preannuncia una nuova battaglia parlamentare. Del resto il taglio si preannuncia pesantissimo: quasi il 43% dello stanziamento iniziale di 534. «Dovremo ricordare al ministro Tremonti – dicono le associazioni – che sarà un danno anche per lo Stato, che con la nostra presenza continua a risparmiare ben 6 miliardi di euro l’anno. E se chiudiamo noi invece di risparmiare 228 milioni, dovrà pagarne molti di più».
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