giovedì 6 dicembre 2018
L’ex ministro dell’Interno, in rottura con i renziani, lascia la corsa per la segreteria. Inutile mediazione dei "pontieri" Lotti e Guerini
Marco Minniti e Matteo Renzi (Ansa)

Marco Minniti e Matteo Renzi (Ansa)

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Come previsto, Minniti ha ufficializzato il suo ritiro dalla corsa alla segreteria del Pd. «Resto convinto in modo irrinunciabile che il congresso ci debba consegnare una leadership forte» ha detto in un'intervista a Repubblica. «Ho però constatato che tutto questo con così tanti candidati potrebbe non accadere».

Minniti sì, Minniti ni, Minniti no. È una lunga e strana giornata quella che ieri ha caratterizzato il dibattito interno al Pd. Con l’ex ministro dell’Interno, candidato alla segreteria del partito, sempre più orientato a ritirarsi dalla corsa delle primarie, specie dopo le dichiarazioni filtrate dagli ambienti vicini a Matteo Renzi che confermano il suo volersi tenere fuori dal dibattito congressuale. «Non voglio fare la fine di Cuperlo e Orlando, se mi devo candidare per prendere il 20% meglio lasciar perdere», avrebbe confidato ai suoi (secondo l’HuffPost) Minniti, che era sceso in campo contando proprio sull’appoggio dell’ex segretario e premier, che invece negli ultimi tempi ha ha posto grande attenzione ai comitati civici lanciati nel corso dell’ultima Leopolda. E circolano sempre insistenti le voci circa la sua volontà di dare vita a un nuovo soggetto politico (spunta pure un presunto logo, poi smentito). Di qui, dunque, i dubbi e i tentennamenti. A nulla, pare, siano valse anche le dichiarazioni di pubblico sostegno del sindaco di Firenze Dario Nardella («Se la candidatura di Minniti l’hanno firmata molti sindaci, fra cui tutti i sindaci renziani, forse c’è un motivo. Minniti è un buon candidato») e soprattutto le rassicurazioni di due esponenti di spicco dell’area renziana, Luca Lotti e Lorenzo Guerini, che ieri hanno incontrato lo stesso Minniti e gli hanno confermato l’appoggio dell’area renziana. Un faccia a faccia che doveva ricomporre la situazione e che tuttavia non è stato risolutivo. Al punto che nel pomeriggio era persino circolato un falso lancio di agenzia: «Minniti si ritira, convocata una conferenza stampa per le 18.30». La bufala non ha scacciato comunque l’incertezza, e in serata fonti vicine al candidato segretario confermavano che l’ipotesi ritiro è sempre più vicina e potrebbe essere ufficializzata con un’intervista a un quotidiano già oggi.

Tuttavia, se sul fronte 'Minniti sì o no' si registra sostanzialmente uno stallo tendente al negativo, qualcosa si muove su altri versanti. Lo stesso Renzi, ad esempio, dopo aver fatto diramare in mattinata una nota secondo cui «ogni fantasiosa ricostruzione sul suo ruolo nel congresso Pd è destituito di fondamento», ha continuato a tessere la tela di rapporti internazionali, incontrando a Bruxelles i vertici politici della Commissione Ue. L’ex primo ministro, accompagnato dall’ex sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, ha parlato di future alleanze e problemi attuali - Italia compresa, naturalmente - con il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, con la commissaria alla Concorrenza, la liberale olandese Margrete Vestager, con il primo vice presidente, il socialista olandese Franz Timmermans e con il commissario agli Affari economici, il sociale francese Pierre Moscovici.

Secondo alcuni osservatori l’intento sarebbe quello di costruire una piattaforma comune insieme a Verdi, Liberali, En Marche, Ciudadanos e altre forze che vorranno aderire, per andare oltre il gruppo S&D e convergere in un’alleanza progressista alternativa al fronte sovranista. Elezioni dalle quali intende tenersi 'lontano' Nicola Zingaretti. L’eventuale passo indietro di Minniti potrebbe spianargli la strada verso la segreteria. A meno che i renziani non si ricompattino su un proprio candidato d’area. Si fanno i nomi di Teresa Bellanova ed Ettore Rosato, ma anche del 'pontiere' Lorenzo Guerini che però nega: «Non sono candidato a nulla».

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