martedì 4 aprile 2017
Interessi economici dietro la cultura della morte. Rischio abbandono terapeutico
I paletti dei notai sulle Dat: serve chiarezza e un registro nazionale
COMMENTA E CONDIVIDI

È importante dare un ruolo al notaio nelle disposizioni anticipate di trattamento. Per dare forza ai diritti occorre la partecipazione di pubblici ufficiali in grado di attribuire ad essi «pubblica fede». Se ne è parlato al 'Plaza' nel corso di una giornata di studi del Consiglio nazionale del notariato per il sociale. «Il punto più delicato - spiega Rosaria Bono, notaio in Genova - è acquisire una volontà quando si sta ancora bene, da valutare poi in concreto, alla luce delle reali potenzialità di cura». Tanti i profili che renderebbero necessario l’intervento del pubblico ufficiale. Non solo. «È importante anche la presenza del medico perché la disposizione sia consapevole e libera da condizionamenti. E nel successivo intervento di familiari ci sarà poi da valutare l’assenza di interessi a interrompere le cure, o anche all’eredità».

Dati sensibili, che sarebbe meglio far affluire non solo nel costituendo registro nazionale delle Dat, ma anche all’ufficio centrale degli archivi notarili, presso il Ministero di Giustizia, come accade già oggi per il registro generale dei testamenti. Lo suggerisce il consigliere nazionale con delega per il sociale Gianluca Abbate «a impedire che le Dat possano essere falsificate o mal custodite». Una sorta di «backup » ad opera dei notai, propone il deputato Mario Marazziti, presidente della Commissione Affari sociali della Camera, che si fa carico anche di questa proposta nel quadro di una normativa, assicura, «già migliorata e che ancora potrà esserlo, ora, in aula», col voto finale che dovrebbe slittare alla prossima settimana. Mina Welby promuove la legge, ma non rinuncia ad auspicare per la prossima legislatura l’introduzione dell’eutanasia: «La politica - dice - non entri nella camera da letto o negli studi medici, ma dia le direttive al cittadino a tutela della sua autodeterminazione ».

I deputati Arturo Scotto (ex Sel) e Monica Cirinnà (Pd) confermano - su biotestamento e unioni civili - che avrebbero preferito un testo più 'forte'. Sulla stessa linea Paola Balducci, componente laico del Csm. «Quando si va all’estero per rivendicare un diritto non è mai una vittoria», dice Cirinnà. E, sulle unioni civili, rivendica di aver proposto il famoso comma 20, che, una volta esclusa la stepchild, rimanda sulle adozioni «a quanto previsto dalle norme vigenti ».

Lo definisce «un segnale lanciato ai magistrati». Segnale, a guardare sentenze recenti, subito raccolto. Ratificando in più d’un caso il ricorso all’utero in affitto. E il magistrato Anna Maria Fasano, consigliere di Cassazione, già spinge per una nuova 'amputazione' della legge sulla procreazione assistita: «Non credo che sarà sempre vietato dalla legge 40», pronostica.

Ma giudica sospetto questo «dibattito sulla morte», Marco Tarquinio. «Che non sia anche un problema di costi, di tendenza ad alleggerire gli oneri dell’assistenza?», si chiede. «Il vero rischio - per il direttore di Avvenire - è l’affermarsi di una logica dell’abbandono, più che l’accanimento terapeutico al quale - precisa - restiamo contrari». Lo stesso dicasi per l’utero in affitto: «Prima le femministe scandinave, poi quelle francesi. Ora anche gran parte del movimento femminile italiano ha capito che è in atto un processo di schiavizzazione della donna.

Che va combattuto mettendo al bando questa pratica sul piano universale». Perché, conclude Tarquinio, «quando il bambino ha consolidato delle relazioni non è facile intervenire». Nel pomeriggio a tema il Terzo settore. Una riforma che «sarà operativa entro fine maggio», prevede l’economista Stefano Zamagni e conferma il sottosegretario Luigi Bobba. Con nuove responsabilità sociali che scaturiranno, anche su questo, per la professione notarile.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: