sabato 24 luglio 2010
Marco Polillo, presidente dell’Aie: fatti nuovi dal governo o sarà crisi. Il raddoppio dei costi per l’invio di riviste e libri mette in difficoltà un settore che non chiede trattamenti di favore ma condizioni minime per poter operare. «Colpito soprattutto il segmento più economico». «Con le Poste individuate possibili soluzioni, ma ora tutto dipende dalle decisioni del Ministero dell’Economia Attendiamo una svolta».
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«Siamo profondamente indignati per un provvedimento improvviso, non annunciato e che per la sua applicazione immediata sconvolge tutte le pianificazioni commerciali del mondo dell’editoria libraria». Marco Polillo,61 anni, milanese, presidente dell’Aie – Associazione Italiana editori, aderente a Confindustria – lo affermava, a caldo, il 1° aprile a poche ore dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto che aboliva da un giorno all’altro le tariffe postali agevolate per tutta l’editoria. Un intervento, tra l’altro, che ha aumentato del 100% la tariffa pieghi di libro e portato da 1 a 7 euro la spedizione dei pacchi editoriali.Presidente sono passati quasi quattro mesi: è ancora indignato?«Il governo ci ha riservato un pesce d’aprile... Al di là degli schieramenti, non è una questione politica, un taglio di questa entità doveva esserci comunicato in anticipo, invece siamo stati convocati solo dopo che il provvedimento è entrato in vigore. Per affrontare la crisi va bene una riduzione dei contributi, ma non così all’improvviso».Che cosa è accaduto in questo periodo?«Al tavolo tecnico con Poste italiane e la buona mediazione del governo attraverso il Dipartimento dell’editoria, dopo una discussione civile, abbiamo individuato possibili soluzioni. Tra l’altro c’era stato assicurato che un accordo avrebbe avuto effetto retroattivo al 1° aprile. Nel frattempo gli editori hanno diminuito le spedizioni, privilegiando quelle urgenti e utilizzando in maggior misura i corrieri».Si profila un’intesa, ma l’accordo non è stato firmato. Come mai?«Con Poste abbiamo concordato di dividerci il maggior esborso dovuto al mancato contributo statale, abbiamo siglato anche una convenzione con il loro corriere Sda e chiesto al governo di contribuire, dal 1° settembre fino alla fine dell’anno, con 2 milioni. Una cifra molto risicata rispetto ai 24 milioni per il nostro comparto stanziati lo scorso anno. Ma, per ora, non c’è stata alcuna risposta da parte del ministero dell’Economia, neppure negativa. Siamo quindi in attesa della loro decisione per siglare dal 1° settembre».All’Aie che lei presiede dal maggio 2009 sono associati 420 editori, la maggioranza del mercato librario italiano. Come stanno affrontando la situazione?«Con grande prudenza e meno spedizioni. Si utilizza in minor misura il pacco editoriale privilegiando la formula del "piego di libri". Si deve poi fare i conti con servizi meno accurati di tracciabilità. Per ora non c’è stata una forte incidenza nei bilanci: le grandi società di vendita per corrispondenza avevano da tempo convenzioni con i corrieri, anche perché il servizio delle Poste era altalenante. L’editoria libraria non è agevolata e gli editori sono abituati a fronteggiare le emergenze. Il settore è molto complesso, ci sono prodotti diversi e con differenti costi di produzione. L’aumento delle tariffe postali ha colpito soprattutto il segmento dei libri che costano meno». Il vostro è un settore in crisi?«Soprattutto in un periodo di difficoltà molti riscoprono il valore del libro e della possibilità di donarlo. I dati Nielsen sul primo semestre 2010 rivelano che il mercato ha avuto un incremento di circa il 2%. Il segno "più" è legato alla vendita nelle catene (Fnac, Feltrinelli, Mondadori...), mentre c’è un decremento legato alle librerie indipendenti». Se sulle tariffe postali non arrivasse un’apertura del governo quali azioni intraprenderete?«L’accordo è fattibile, se riceveremo un no secco certo non saremo contenti. Qualora entro fine agosto non ci fossero notizie positive riprenderemo i contatti con le parti mediatrici, cercheremo di firmare e spiegheremo le nostre ragioni».Come vede il futuro dell’editoria in Italia?«Ipotizzarlo senza certezze sul presente non è facile. Solo il 2010 sarà un anno difficile o si ripeteranno i problemi anche nel 2011? Accettiamo i sacrifici, ma non se calati all’improvviso e senza confronto».
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