venerdì 4 giugno 2021
Non si fermano le partenze. La polizia ha arrestato due “maestri d’ascia” egiziani che lavoravano su ordinazione. Ma i trafficanti restano liberi
Il "cantiere" dei trafficanti scoperto a Zuara (Libia)

Il "cantiere" dei trafficanti scoperto a Zuara (Libia) - Zuara Police

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Altri 23 morti affogati. Solo un paio di cadaveri recuperati dalla Marina di Tunisi e circa 70 superstiti. Erano partiti da Zuara, in Libia, ma la corrente li ha spinti a ridosso delle acque tunisine mentre tentavano di risalire il Canale di Sicilia in direzione di Lampedusa.

Dopo la visita del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, a Tunisi, nelle scorse settimane, la Marina del Paese nordafricano aveva mostrato un maggiore attivismo nelle operazioni di pattugliamento e soccorso. «Dall’inizio del 2021 fino ad oggi, in stretto coordinamento con le autorità tunisine, abbiamo fornito assistenza a un totale di 728 migranti salvati in mare» ha spiegato Azzouz Samri,capo missione dell’Organizzazione Onu per i migranti (Oim) a Tunisi. Ma il numero più alto resta quello verso l’Italia, sebbene i numeri siano altalenanti. Nel solo mese di aprile 1.595 rifugiati e migranti sono arrivati in Italia via mare, fa sapere l’Unhcr-Acnur, in un aggiornamento statistico nel quale affronta anche cause delle mirazioni e contraddizioni nelle risposte dei governi Ue. La maggior parte degli arrivi via mare di aprile 2021 (60%) si deve alla Libia, seguita da Tunisia (28%), Turchia (8%) e Algeria (3%).

Le continue stragi, però, come l’ultima avvenuta nel Mediterraneo, sembrano non insegnare nulla ai governi europei, che anzi perseverano nel tentare di liberarsi dei barconi sostenendo i guardacoste libici. Con il risultato, come avvenuto proprio ad aprile, di assistere a decine di persone abbandonate in mare, come avvenuto con i 130 migranti dispersi dopo tre giorni di richieste d’aiuto che nessun governo ha voluto fornire. «Questo tragico incidente conferma ancora una volta che occorre fare di più per salvare vite umane nel Mediterraneo centrale, affrontando le cause profonde dello sfollamento e aumentando l’accesso a percorsi sicuri e legali» si legge in una nuova nota dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Lo scaricabarile attuale, che per il solo equipaggiamento e formazione dei guardacoste libici è costato all’Italia oltre 800 milioni di euro, ha finito per favorire i criminali internazionali. «Le sfide affrontate dai diversi Stati lungo le rotte sono simili», come anche «alcune nella protezione di rifugiati e migranti» osserva in una nota Vincent Cochetel, inviato dell’Unhcr per il Mediterraneo Centrale. E proprio le decisioni degli Stati «pongono contrabbandieri e trafficanti in una posizione di vantaggio unico per esercitare i loro modelli di business criminali». Criminali che non sono minimamente minacciati da «contromisure significative».

La Libia resta il caso più eclatante. Un paio di giorni fa la polizia di Zuara ha effettuato un blitz ad alto impatto mediatico. All’interno di un’area originariamente destinata alla villeggiatura sul mare è stato scoperto un cantiere navale nel quale alcuni maestri d’ascia egiziani costruivano barconi in legno da destinare alle traversate dei migranti. Da mesi, infatti, questa tipologia di natanti affianca i gommoni di fabbricazione cinese.

Il 'cantiere' dei trafficanti scoperto a Zuara (Libia)

Il "cantiere" dei trafficanti scoperto a Zuara (Libia) - Zuara Police

Nel cantiere sono stati ritrovati gli scheletri di almeno tre imbarcazioni, in grado di trasportare fino a 150 persone ciascuna. Nelle comunicazioni ufficiali la polizia ha spiegato che gli artigiani egiziani lavoravano su ordinazione. Tuttavia non si ha notizia di arresti né di inchieste a carico dei trafficanti, che nella zona sono piuttosto noti.

Il 'cantiere' dei trafficanti scoperto a Zuara (Libia)

Il "cantiere" dei trafficanti scoperto a Zuara (Libia) - Zuara Police

Nelle prossime settimane il Parlamento italiano dovrà discutere il rinnovo del sostegno alla cosiddetta guardia costiera libica. Anche il ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guerini, nei giorni scorsi ha insistito nel chiedere ai partner Ue di potenziare la missione navale europea Irini nel ruolo di addestramento dei guardacoste di Tripoli. «Nella Guardia Costiera libica non sono tutti degli angeli – ha osservato nei giorni scorsi il "Libya Herald" - . Inoltre riportare i migranti in Libia, dove non abbiamo la capacità di rispettare gli standard internazionali, porta ad ulteriori crimini».

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