mercoledì 16 marzo 2011
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Il Governo tiene d’occhio la situa­zione giapponese, ma tira dritto. L’opposizione lo invita a fermarsi. Mentre le Regioni quasi in blocco fan­no sapere che sul loro territorio le cen­trali atomiche proprio non le vogliono. E le associzioni ambientaliste incalza­no sulle fonti rinnovabili. Con il crescere dell’allarme che viene da Oriente, sale anche da noi la pole­mica su un argomento che già promet­teva di avvicinarsi alla soglia di fusione per gli appuntamenti referendari pre­visti a giugno. Antonio Di Pietro bran­disce il voto come una sciabola e chie­de al governo di «rivedere immediata­mente» la decisione. La segreteria del Pd dal canto suo ritiene che «sarebbe da irresponsabili se il governo italiano, u­nico al modo, non sentisse il bisogno di fare almeno una pausa di riflessione». E chiede la sospensione dell’esame dei decreti per la localizzazione dei siti e al­lo stesso tempo di sbloccare gli investi­menti per la energie da fonti rinnova­bili, modificando il decreto del mini­stro dello Sviluppo economico Paolo Romani. Non si tratta di reazioni emo­tive, taglia corto il segretario Pier Luigi Bersani. Dal Pd, che porterà le temati­ca del nucleare al question time di oggi a Montecitorio, arrivano anche accuse di «dilettantismo» all’esecutivo, visto che era assente nelle Commissioni Am­biente e Attività produttive, denuncia­no i capigruppo del Pd nei due organi­smi Raffaella Mariani e Andrea Lulli. E proprio i ministri di questi due setto­ri sono in prima linea nel difendere le proposte governative. «È inimmagina­bile tornare indietro su un percorso già attivato», dichiara Romani al termine dell’incontro straordinario convocato da Bruxelles sull’emergenza. A poche ore dalla nuova esplosione che ha scos­so la centrale di Fukushima e diffuso materiale radioattivo nell’atmosfera il ministro dell’Ambiente Stefania Presti­giacomo, sottolinea che l’Italia non ha cambiato idea sul nucleare contando che «nel referendum di giugno gli ita­liani non votino sull’onda dell’emoti­vità». Bisogna «spiegare cos’è il nuclea­re perché l’Italia ha davvero un’oppor­tunità avvalendosi delle tecnologie più innovative, 100 volte su­periori a quelle del Giap­pone».Poi aggiusta il ti­ro: il governo «non è né cieco né sordo» rispetto alle notizie che arrivano dal Sol Levante, assicu­rando di avere «a cuore la sicurezza dei cittadi­ni». Parole che vanno in consonanza con la posi­zione del ministro della Salute Ferruccio Fazio, il quale sottolinea come «dal governo c’è una grande attenzione a quanto sta avve­nendo », aggiungendo di ritenere che «insieme con l’Europa ci sia tutto il tem­po e la tranquillità per fare una serena considerazione». Dicono un «no» quasi corale le Regio­ni, alle quali un recente intervento del­la Corte Costitizionale ha attribuito il diritto al coinvolgimento in materia, anche se solo a carattere consultivo e non vincolante. Solo quattro le favorevo­li, pur con dei distin­guo: Lombardia, Piemonte, Campa­nia e Veneto. Ma il governatore di que­st’ultima, Luca Zaia, precisa: «Il Veneto non ha le caratteri­stiche necessarie per ospitare una centra­le nucleare, per cui fino a quando ci sarò io sarà sempre no a questa ipotesi». Il collega della Lom­bardia Roberto Formigoni fa notare che le centrali del Giappone «sono di anti­chissima generazione». Gian Carlo Muzzarelli, assessore alle Attività Pro­duttive e Piano Energetico dell’Emilia Romagna, ricorda che «in due anni, con le rinnovabili è stata prodotta energia pari ad una centrale nucleare: noi con­tinuiamo per quella strada». Intanto, in attesa di essere ricevute og­gi pomeriggio dalla Prestigiacomo, le principali associazioni di settore delle energie rinnovabili (Anie, Aper, Anter, Vera online e Asso Energie future) fan­no sentire la protesta insieme a Wwf e Legambiente. Quest’ultima, anticipan­do alcuni dati dal rapporto Comuni Rin­novabili 2011, prova a confutare il ten­tativo del governo di sostenere l’inade­guatezza delle fonti pulite, settore che «nel 2010 ha avuto un vero e proprio boom, coprendo il 22,1% dei consumi e­lettrici italiani. E, se sostenuto adegua­tamente, potrebbe arrivare al 35% nel 2020», afferma il responsabile Energia del sodalizio Edoardo Zanchini.
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