sabato 4 dicembre 2010
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Una smentita a tutto campo delle tesi del "non-polo" Fini-Casini-Rutelli, quella del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Sochi in Russia, dove è in corso il vertice intergovernativo con quel Paese. Non ci sarà nessun cambiamento di governo, nemmeno per dar vita ad un Berlusconi bis, perché è «una bufala» che i sottoscrittori del documento di sfiducia nei confronti del suo esecutivo dispongano di 317 voci, cioè della maggioranza alla Camera, quindi dà a tutti «appuntamento al 14 dicembre».Il punto di forza del suo ragionamento si basa sulla constatazione che «stiamo uscendo dalla crisi, abbiamo ricevuto la tripla A confermata dalle agenzie di rating internazionali, ma questo giudizio è sottoposto alla stabilità di governo». Perciò sarebbe «irresponsabile» negarne «la continuità dell’azione». «Sarebbe assolutamente irresposnabile – ribadisce – voler aprire una crisi». Il premier, per altro è convinto che gli italiani in questo memento non vogliono cambiare esecutivo, anche perché, a suo giudizio, l’«attuale squadra», finora, «ha operato benissimo». Il Cavaliere poi spara a zero sull’aggregato degli estensori della mozione di sfiducia. «È esile nei numeri ma certamente smisurato nelle ambizioni» - va all’attacco - vuole cambiare la legge elettorale per porre un tetto al premio di maggioranza, e così non farlo scattare. Questo meccanismo gli consentirebbe di «diventare arbitro della situazione e scegliere l’alleanza con la sinistra per il governo». Così facendo «si fa tornare il nostro sistema politico alla situazione dei partiti che non davano i programmi, non indicavano alleanze e non indicavano chi avrebbe governato». Dunque ha fiducia che «nessuna persona di buon senso, e gli italiani lo sono, possa ritenere che questo sia nell’interesse del Paese». Lui, poi, è «assolutamente determinato a continuare nell’interesse del Paese», che è sicuro di «poter ben rappresentare». Del resto liquida come solo «un gossip» le presunte rivelazioni che lo danno per malato e depresso. E del resto in questo momento il Cavaliere non vede «nessuno dei protagonisti della politica, che sono tutti professionisti della politica e piccoli imprenditori di partiti politici, che possa ben lavorare per il bene del Paese e rappresentarlo negli incontri e nella politica internazionale». In linea con quanto affermato in conferenza stampa ieri, già giovedì a tarda sera, alla nutrita rappresentanza dell’escutivo presente a Sochi aveva garantito la sua determinazione ad andare avanti, convinto della fiducia sia al Senato che alla Camera. Nell’eventualità, tuttavia, che i numeri non dovessero risultare sufficienti, l’unica strada da percorribile sarebbe il ricorso alle urne. La tesi, insomma, è la consueta: un governo alternativo costituirebbe una sorta di golpe ai danni degli elettori.
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