sabato 10 novembre 2018
Il sottosegretario leghista alla Giustizia: la riforma della legittima difesa non parla di armi. Maggiore sicurezza anche con nuovi agenti in campo
Jacopo Morrone (Lega)

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«L’Italia non sarà mai l’America» assicura Jacopo Morrone, sottosegretario leghista alla Giustizia. Nessun Far West, nessuna corsa al riarmo dei cittadini, assicura l’esponente di governo che risponde così alle perplessità crescenti della società civile. «Il rischio è che chi ha subito un’intrusione in casa diventi vittima due volte, dovendo subire anche l’onta di procedimenti infiniti a suo carico» spiega Morrone.

In realtà, i numeri dicono che i procedimenti penali per eccesso colposo in materia di legittima difesa sono stati appena cinque in tre anni. C’era proprio bisogno di una legge?
Vogliamo tutelare la persona che in casa si è trovata davanti un delinquente e ha provato a difendersi, ma il mio auspicio è chiarissimo: spero che i casi di legittima difesa in futuro siano pari a zero. I dati contano relativamente, a noi interessa solo aumentare la sicurezza dei cittadini.

Magari attraverso la corsa all’acquisto delle armi per uso personale...
Attenzione: la riforma della legittima difesa non va ad armare i cittadini. Il nostro impegno semmai è aumentare le forze dell’ordine in campo a difesa dei quartieri, come stiamo facendo. Più risorse e più uomini. Quanto alla norma, ribadisco che non si vuole creare un Far West.

Anche dai sindacati di polizia sono emersi dubbi: l’uso della forza contro delinquenti e criminali non dovrebbe essere una prerogativa esclusiva dello Stato?
Allo Stato resterà il monopolio in materia, ci mancherebbe. Però non possiamo dimenticare che, nella maggioranza dei casi, ad avere la meglio spesso è proprio il delinquente, con molte irruzioni nelle abitazioni finite con l’omicidio. Con le nuove regole, si punta a un segnale di deterrenza. La maggior parte degli italiani è dalla nostra parte.

Il tema della proporzionalità della reazione ha già sollevato polemiche durissime.
Non c’è dubbio che debbano esserci determinate condizioni perché l’intrusione in casa risponda ai canoni della legittima difesa: le condizioni psicologiche di chi subisce l’aggressione, ad esempio, il possibile stato di grave turbamento determinato dalla violazione del domicilio.

Non teme che arrivi un messaggio culturale devastante all’indirizzo soprattutto dei giovani? Gli Stati Uniti, con le loro sparatorie quotidiane, non sono un caso da temere?
Non saremo mai come gli Usa. Ottenere un’arma in America resterà molto più facile rispetto all’Italia. Non ci sarà un’impennata nella vendita delle armi: se avverrà, sarà perchè lo Stato avrà fallito nel suo compito di difesa dei cittadini.

Può promettere almeno un’intensificazione dei controlli su chi ha già il porto d’armi? Le statistiche sui reati compiuti in questi casi non sono affatto tranquillizzanti...
Possiamo impegnarci a monitorare chi le armi le ha già, anche il porto d’armi sportivo. Vanno prese tutte le informazioni del caso, va capito l’iter burocratico. Più in generale, l’obiettivo è rispondere al bisogno di sicurezza senza alimentare nuove tensioni.

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