giovedì 1 settembre 2016
I farmacisti chiedono di non inviare altrei medicinali nelel zone colpite, ce ne sono già a sufficienza: "Altrimenti si rischia di ostacolare l'attività".
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Dopo lo stop agli aiuti alimentari, arriva anche l’appello a non spedire più medicinali nelle zone terremotate. “Non mandate più farmaci” dice il Sifo, la Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali delle aziende sanitarie, impegnati da una settimana nell’emergenza post sisma. Il direttore del dipartimento farmaceutico dell'ospedale di Ascoli, Isidoro Mazzoni, spiega che nel distretto stanno continuando ad arrivare medicinali e altro materiale sanitario in eccesso. “Così si rischia di intralciare l'attività”, dice Mazzoni. Oltretutto le farmacie di comunità della zona terremotata di Ascoli Piceno sono perfettamente agibili e operative. “La notte del terremoto - racconta Mazzoni-, alle 5 del mattino, a meno di due ore dall'evento eravamo già tutti operativi nella farmacia dell'ospedale di Ascoli, supportati dai colleghi di San Benedetto del Tronto. E abbiamo continuato a operare ininterrottamente per 60 ore”. Il super-lavoro dei farmacisti ha garantito una gestione ottimale della situazione, senza che si verificasse alcuna carenza o problema. Da un lato, gli ospedali di Ascoli e San Benedetto del Tronto potevano contare su scorte sufficienti di farmaci e dispositivi medici necessari in quei frangenti, dall'altro le esercitazioni che periodicamente i farmacisti ospedalieri di Ascoli svolgono, li hanno aiutati a mantenere il sangue freddo e ad essere pronti di fronte all'emergenza. Dopo i primi giorni di attività e una volta terminata l'accoglienza di tutti i feriti, l'attività della farmacia ospedaliera si è poi normalizzata. Un importante supporto, sul campo, è arrivato dal camper della Fofi (Federazione degli Ordini dei farmacisti), che in particolare ha garantito la reperibilità notturna dei farmaci nei centri colpiti.

 

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