martedì 17 maggio 2016
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INVIATO A CAIVANO (NAPOLI) «Se i media non avessero detto che Fortuna ha subito un abuso sessuale, noi non staremmo qui stasera. Ed è questo l’errore. E se fosse morta 'solo' per incidente? Non avremmo allo stesso modo fallito nel proteggerla?». Don Fortunato Di Noto scuote subito la chiesa di San Paolo Apostolo al Parco Verde. Stracolma di gente e magliette gialle con due scritte: davanti 'Alzatevi fanciulli!' e sulla schiena 'Giù le mani dai bambini'. Magliette che aveva chiesto d’indossare il parroco, don Maurizio Patriciello. Sei o settecento persone, almeno. Arrivate perché 'I bambini non si toccano', che è anche il titolo dell’incontro. Questo quartiere non è un gioiello di candore e tranquillità, ma neppure fatto solo dalla parte peggiore dell’umanità. Stasera rialza orgogliosamente la testa. Non per se stesso, ma per combattere gli orchi che forse sono (anche) da queste parti. Per dirsi e dire che non si arrende al male, quale che sia. Dalla sua Sicilia, don Fortunato era arrivato qui all’ora di pranzo. E prima di tutto, insieme a don Maurizio, erano andati a trovare Mimma, la madre della piccola Fortuna, 'Chicca' come la chiamavano – la chiamano – qui. Un lunghissimo incontro, quasi due ore, capace d’insegnare che non si deve mai parlare prima d’aver indagato, prima di sapere. Mai da lontano. Che non sempre tutto può essere come appare. E forse la verità non è così scontata e ancor meno già scritta. Nel portone di quello che ormai è bollato come 'il palazzo incriminato' c’è la statua di Padre Pio. Ci sono muri scrostati. Due ascensori grigi, tetri. E più su, ai piani alti, le sbarre, spesso, davanti alle porte. Don Fortunato e don Maurizio entrano in casa di Mimma. Le foto di Chicca, che è stata uccisa e gettata dalla terrazza di questo palazzo, sono tutte intorno, alle pareti, insieme a u- na statuetta della Madonna, all’odore del caffè, ai panni stesi sul piccolo balcone. Luci e microfoni sono lontani, il circo mediatico ha sbaraccato dal Parco Verde di Caivano. Cosa resta adesso? «Un vuoto, un grande vuoto – dice Mimma –. E il desiderio d’avere giustizia per mia figlia». Non si può non chiederglielo: davvero qui, in questa palazzina, siete tutti brutti, sporchi e cattivi? «No», risponde scuotendo appena la testa: «Non è vero niente, ci sono altre famiglie per bene ». Don Fortunato, che ha fondato l’associazione Meter e combatte i pedofili da un quarto di secolo, è venuto da Avola, nel catane. Resta a parlare con Mimma quasi due ore, insieme don Maurizio, che qui è il parroco. «Non sei sola», le ripetono. Le danno una carezza. Lei alla fine si rivolge al prete siciliano: «Padre Fortunato, quel che lei dice mi commuove». Anche lei è venuta stasera in parrocchia. Con sua madre. Per cercare la verità e soprattutto per difendere gli altri bambini, perché nessuno debba finire mai più come la sua Chicca. «Chi non ha cura dei bambini, uccide il futuro di tutti – dicono insieme i due preti, aprendo l’incontro –. E qualsiasi cosa accada a un bambino è colpa di tutti. Anche nostra». Ecco perché il sacerdote siciliano parla di «impegno educativo». Perché chiede: «I bambini del Parco Verde sono meritevoli di attenzione o no? O sono diversi dagli altri?». Ecco perché, ancora, parla di «fatica della famiglia oggi nel nostro Paese» e «non sempre e solo per le povertà economiche, ma anche di relazioni». Ecco perché infine, i due preti annunciano, spiegano, che non finisce tutto stasera, ma in realtà comincia. E che l’associazione Meter resterà vicina al Parco Verde. «Perché – chiude don Fortunato – nessun bambino va lasciato solo…». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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