giovedì 10 luglio 2014
La legge fa chiarezza e detta condizioni inequivocabili.
Niente tasse per il campo di calcio usato gratis | DOSSIER
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La parrocchia con la casa alpina per i campi-scuola dei ragazzi e i soggiorni degli adulti può stare tranquilla. Non dovrà pagare Tasi e Imu, se rispetterà per filo e per segno le condizioni poste dal decreto del Ministero dell’economia del 2 luglio scorso. Nulla di davvero nuovo, dirà qualcuno. Ma il decreto dovrebbe una buona volta mettere fine alle polemiche, in larga parte pretestuose e incuranti delle norme già esistenti, che periodicamente vengono scatenate da una decina di anni. Ma vediamole queste condizioni, che valgono per la casa sui monti o al mare della parrocchia, dell’associazione o della diocesi, e per ogni altro ambiente ricettivo. Il proprietario della struttura dev’essere un ente non commerciale. Non deve avere fine di lucro e deve poterlo dimostrare mediante particolari clausole inserite nel suo statuto. Inoltre, la casa non dev’essere aperta a tutti e per qualsiasi attività. L’accesso va limitato agli appartenenti alla parrocchia o all’associazione, come i bambini del catechismo o i ragazzi del gruppo giovani o gli adulti della comunità; o anche alunni ed ex alunni e famiglie di istituti scolastici. La casa, poi, non deve restare aperta tutto l’anno solare, ossia deve avere una «discontinuità nell’apertura». Il tutto va gestito con modalità strettamente non commerciali. Il criterio adottato generalmente dal decreto, anche per gli altri soggetti che potrebbero essere esenti da Imu e Tasi, è che si debba far pagare agli utenti meno del 50 per cento della media delle strutture ricettive analoghe e limitrofe. Nessun dubbio, in altri termini, dev’esserci sulla possibile «concorrenza » tra alberghi veri e propri e case di ospitalità. E i luoghi di culto? Molti di essi prevedono l’ospitalità dei pellegrini, o di chi desideri condividere con i religiosi un periodo di preghiera. Si tratta, si legge nel decreto, di «attività di accoglienza strumentale in via immediata e diretta al culto e alla religione, per la quale non è oggettivamente ipotizzabile l’esistenza di un mercato concorrenziale in cui operano enti commerciali». Quando si tratta veramente di questo, ossia di una «species» del tutto autonoma e irripetibile, legata a luoghi adibiti esclusivamente al culto, con alloggio e refezione organizzati in orari coerenti con lo svolgimento delle pratiche di culto e di preghiera, allora scatta l’esenzione. Per fare un esempio, l’Abbazia milanese di Chiaravalle – che l’inchiesta di un quotidiano romano spacciò per resort a cinque stelle, prendendo una cantonata sesquipedale – non dovrà pagare Imu e Tasi per la sua sobria foresteria. Altri capitoli sono la ricettività sociale, o housing sociale, per persone con difficoltà economiche, psichiche e fisiche, esenti se offrono non solo alloggio ma anche spazi comuni per ricreazione e cultura; e i pensionati universitari, per i quali i termini di paragone per essere esenti possono essere i residence e le strutture similari.
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