domenica 17 maggio 2020
Lettere e denunce, dai giornali ai social, di tante persone che si dicono dimenticate nella nuova 'fase 2' «Viviamo con solo 290 euro al mese». Reddito di cittadinanza e altri sussidi non bastano più
La denuncia: «Noi, invalidi, cancellati da tutti»
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Sono circa due milioni e mezzo in Italia. Persone con menomazioni permanenti e croniche, fisiche o intellettive che ne limitano o impediscono la capacità di lavorare. Non sempre gravissimi, ma disperati, dimenticati, arrabbiati perché titolari di una pensione di invalidità civile che al massimo raggiunge i 290 euro netti al mese. Gente, anche giovane, che fa fatica a sopravvivere e non è stata nemmeno menzionata nei provvedimenti del governo che stabiliscono le misure a sostegno delle famiglie e dei lavoratori, necessarie – si spera – per affrontare una lunga e imprevedibile emergenza coronavirus.

Un grido disperato. La maggior parte di questi pensionati non dispongono di altri redditi, vivono nella povertà più assoluta, devono mantenere la famiglia, e sono costretti a fare ricorso, se riescono ad ottenerli, a sussidi pubblici spesso insufficienti a garantire un’esistenza dignitosa. Una fascia di popolazione che ora prova ad “alzare la voce” per chiedere giustizia. Certo, gli invalidi civili possono usufruire del bonus di 600 euro previsto nel decreto “Rilancio” a favore dei lavoratori autonomi perché non esiste incompatibilità tra i due assegni, come ha chiarito l’Inps rispondendo a un quesito del presidente della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) Vincenzo Falabella, ma resta il problema della pensione, «assolutamente inadeguata ». «È una cifra ridicola e denigrante che da sola non ci consente di andare avanti, e poi l’indennità di 600 euro compresa nel Dpcm rimane “straor- dinaria”: le associazioni di categoria hanno proposto di allungarla fino al 2021, come emergenza Covid-19, ma finora non c’è stata alcuna risposta da parte del governo. L’altra richiesta che facciamo, per la salute di tutti, è di effettuare tamponi per gli invalidi a rischio e di darci gratuitamente mascherine e guanti monouso, visto che rappresentano una spesa notevole» commenta Giuseppe C. Guerriero, 45 anni, siciliano di Bagheria che ha promosso una raccolta di firme su Facebook per chiedere l’aumento della pensione. In poco più di un mese hanno risposto all’appello oltre 1.200 persone. «Ma la battaglia va avanti» dice Guerriero, che è l’amministratore della pagina Fb denominata “Aumento pensione d’invalidità civile. Raccogliamo le firme” e ha scritto una lettera ad Avvenire per spiegare le ragioni della sua protesta. Giuseppe, due figli da mantenere, ha perso il lavoro 9 anni fa, è caduto in una profonda depressione e da allora non è riuscito più a trovare un posto «anche perché quando sanno che sei invalido non ti assumono più». 

Alcuni cittadini hanno promosso una raccolta di firme per chiedere al governo di aumentare la pensione, ora misera, a persone che non sono più in grado di lavorare a causa di menomazioni permanenti e croniche. «Una scelta di civiltà»

Tante vite “invisibili”. Centinaia di altre storie affiorano dal web, frammenti di vita che spiazzano. C’è Guglielmo, 65 anni e sei mesi, quindi ancora lontano dalla pensione di anzianità: «Sono invalido civile e non più capace di lavorare: non so come mantenere mia moglie e un figlio che frequenta il secondo anno di liceo artistico, non ce la faccio a sostenere le sue spese di trasporto e quindi sarò costretto a non farlo continuare se adesso mi respingono la domanda per il reddito di cittadinanza ». Già, il famoso, discusso “Rdc”. «A molti ha dato ossigeno e una vita più serena, ma ha una durata di un anno e mezzo, con un mese di stop, poi si deve rifare domanda per riottenerlo... e dura solo altri diociotto mesi, poi basta... però noi restiamo invalidi per tutta la vita » spiega Guerriero. Mariano, 55 anni, ha il 100% di invalidità ma può camminare e quindi non gli hanno dato l’accompagnamento: «Percepisco 286 euro al mese e un reddito di cittadinanza pari a 499,99 euro, ma mia moglie non lavora e i soldi non mi bastano per pagare l’affitto e le bollette e per mangiare io e la mia famiglia». «Noi per lo Stato valiamo meno di 300 euro? È una vergogna, un’offesa alla nostra dignità» è lo sfogo di Rosa.

Il lavoro impossibile. «Sono affetto da distrofia muscolare – scrive Domenico– e con 290 euro al mese non riesco a sopravvivere, purtroppo non l’ho scelto io di essere invalido, chi non conosce le nostre condizioni di vita spesso non capisce che vorremmo lavorare ma non ce la facciamo: io vorrei farlo, da qualche parte e ci ho anche provato, ma appena si sono accorti delle mie problematiche, mi hanno mandato a casa, perciò dico allo Stato di darci la dignità di vivere ancora quel poco che abbiamo da vivere perché molti di noi non hanno vita lunga». Patrizio, malato di cancro, e con altre patologie gravi e croniche, è in cura al Policlinico di Torvergata, Roma: «Il personale sanitario è impegnato 24 ore su 24 a fronteggiare l’emergenza coronavirus, contagi in aumento, posti letto ai limiti, e a me hanno annullato i prelievi e la visita di controllo, mi hanno dato solo i farmaci chemioterapici per andare avanti...». «Sono un invalido civile di 53 anni, epi-lettico, e non possono lavorare, chiedo nel rispetto di tutti, 780 euro al mese, come qualsiasi altro italiano, non si può continuare vivere con 290 euro» scrive Adriano. Anche Maurizio, invalido al 100% dopo un ictus talamico, ha un solo reddito mensile che non arriva ai 300 euro. «Con questi pochi soldi ci mangi una settimana, al massimo 10 giorni, facendo la spesa al discount... meglio che niente» dice Luca. Ma che vita è?


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