venerdì 16 novembre 2018
Parere negativo alla richiesta del Viminale di modificare la dicitura per il rilascio del documento ai minori. Salvini promette battaglia: «Noi andremo avanti»
No del Garante della privacy a «padre» e «madre» sulla carta d'identità
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Parere negativo del Garante per la Privacy sulla sostituzione dell’indicazione di 'genitore 1' e 'genitore 2' con 'padre' e 'madre' nei moduli per il rilascio della carta di identità elettronica per i figli minorenni. A sollevare la questione era stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il Viminale si era poi rivolto all’Autorità perché si pronunciasse sullo schema di decreto destinato a riformare la modulistica. Con il parere, datato 31 ottobre e pubblicato sul sito del Garante, l’Authority guidata da Antonello Soro ha rilevato diverse criticità.

Ma Salvini non molla e garantisce che non si fermerà a questo giudizio negativo: «Noi andiamo avanti, non esiste privacy che neghi il diritto ad un bimbo di avere una mamma e un papà». Per quanto riguarda i profili di protezione dei dati personali, spiega il provvedimento del Garante, «la modifica in esame è suscettibile di introdurre, ex novo, profili di criticità nei casi in cui la richiesta della carta di identità, per un soggetto minore, è presentata da figure esercenti la responsabilità genitoriale che non siano esattamente riconducibili alla specificazione terminologica 'padre' o 'madre'.

Ciò, in particolare, nel caso in cui sia prevista la richiesta congiunta (l’assenso) di entrambi i genitori del minore (documento valido per l’espatrio)». Le ipotesi, spiega l’Autorità, sono quelle in cui la responsabilità genitoriale e la trascrizione nei registri dello stato civile dei figli seguono una sentenza di adozione in casi particolari, la trascrizione di atti di nascita formati all’estero, il riconoscimento in Italia di provvedimenti di adozione pronunciati all’estero, la rettifica di attribuzione del sesso, oppure quando a registrare sia direttamente il sindaco. In questi casi, il rilascio del documento «potrebbe essere impedito dall’ufficio – in violazione di legge – oppure, potrebbe essere subordinato a una dichiarazione non corrispondente alla realtà, da parte di uno degli esercenti la responsabilità genitoriale».

In pratica, sostiene l’Authority, sostituendo il termine 'genitori' con 'padre' e 'madre', si «rischierebbe di imporre in capo ai dichiaranti», al momento della richiesta del rilascio del documento di identità del minore, «il conferimento di dati inesatti o di informazioni non necessarie di carattere estremamente personale, arrivando in alcuni casi a escludere la possibilità di rilasciare il documento».

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