domenica 5 ottobre 2014
​Squinzi: il governo non ceda sull'articolo 18.
COMMENTA E CONDIVIDI
La stagione della concertazione (prima seppellita e ora riaperta una tantum dal governo Renzi che ha appena convocato i sindacati) vive un’altra tappa, animata però da Confindustria. In chiusura del Forum della Piccola industria a Bagnoli Giorgio Squinzi, il numero uno degli imprenditori, chiede al governo «un luogo - a piacere - in cui ci si guarda in faccia e si decide, auspicabilmente insieme». Sì, perché mentre ripete un no fermo all’ipotesi di anticipare il Tfr in 'busta-paga' («L’unico reale beneficiario sarebbe il Fisco») e sulla riforma del lavoro spiega che - dopo passi «apprezzabili per determinazione e coraggio» - non bisogna «regalare l’ultimo miglio alla paura», Squinzi sfida Matteo Renzi, il premier 'innovatore', a dar vita a «10 idee, 10 grandi progetti per crescere, per tornare alla fiducia, 10 progetti industriali di respiro». Noi, scandisce fra gli applausi della platea, «siamo pronti a una grande intesa tra pubblico e privato», con uno spirito in cui i grandi imprenditori «guidano la catena e fanno crescere i piccoli intorno a sé».  In attesa di conoscere la risposta del governo, sono ancora gli interventi sul lavoro a dominare la scena. E a chi – come Massimo D’Alema – «parla di noi ancora come padroni» (un termine «non usato più nemmeno in Corea», osserva a sua volta Carlo Calenda, vice-ministro dello Sviluppo economico) che vogliono «il lavoratore più debole e senza protezioni», Squinzi replica a muso duro: faccia «un corso di formazione, gratuito, nelle nostre fabbriche». Poi si sofferma sui due punti (norme sul lavoro e Tfr) che, premette, sono anche un test per misurare «se c’è un interesse nuovo della politica per l’impresa o se prevarranno i vecchi e maligni spiriti che si ostinano a dipingerci come la peggior letteratura del secolo scorso». Il patron della Mapei non ha problemi ad ammettere che «non è l’articolo 18 a creare occupazione», ma qui «non si tratta del solo articolo 18: quello di nuove regole per l’occupazione è un problema che va «affrontato nella sua complessità e interezza ». Il punto del mancato reintegro per i licenziati è però un simbolo dietro cui si cela una «riforma culturale», da «combattere contro un’intera filiera della conservazione», per «convincere che la storia e i bilanci pubblici non reggono più diritti e situazioni ormai inesigibili». Insomma, «se si decide di cambiare facciamolo davvero, senza mediazioni che tolgano senso al provvedimento». Anche i capitani d’industria, specie quelli piccoli, guardano con sconcerto ai 6 milioni di disoccupati e sanno, scandisce Squinzi, «che una legge malfatta può quantomeno impedire che l’investitore costruisca posti di lavoro». Per questo, come il giorno prima Baban, il leader dei 'piccoli', anche Squinzi precisa che Confindustria non chiede «nuove tipologie contrattuali», ma vuole puntare sui contratti a termine e su un contratto a tempo indeterminato che sia però «all’altezza dei tempi». Per andare «in una direzione che renda più facile creare il lavoro e meno costoso quello stabile e di qualità».  Chiusura netta, invece, sull’operazione Tfr. Il leader di Confindustria manda a dire chiaramente a Renzi che, per quel che si è capito finora del progetto, gli imprenditori hanno «compreso che con un colpo di penna sparirebbero 10-12 miliardi per le piccole imprese», sarebbe «intollerabile». Tanto più che il meccanismo «metterebbe in crisi anche i Fondi pensione» e «non si comprendono gli sforzi fatti finora per promuoverli, quando si pensa ad affossarli definitivamente». Viale dell’Astronomia non crede nemmeno nello scambio con i soldi della Bce: se questi andranno semplicemente a sostituire i fondi del Tfr, si perderebbero infatti i benefici dell’operazione voluta da Draghi. Perciò, «se questa è la strada, la risposta è semplice: è no». Sul punto Confindustria ha comunque ricevuto anche le rassicurazioni di Calenda, il quale ha garantito che il progetto andrà in porto «solo se avrà un impatto neutro sulla liquidità delle aziende, altrimenti non se ne farà nulla». 
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: