venerdì 6 maggio 2016
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ROMA Per 24 ore Roma sembra quasi Bruxelles e si trasforma in una 'succursale' del Consiglio Europeo. A Palazzo Chigi transitano prima Angela Merkel, per un colloquio di un’ora con Matteo Renzi, poi Jean-Claude Juncker e Martin Schulz, presidenti rispettivamente della Commissione e del Parlamento Ue che oggi terranno una conferenza stampa (c’è pure un’appendice a fine giornata per una conferenza in Campidoglio, dove si unisce Donald Tusk, 'numero uno' del Consiglio Europeo). Una girandola d’incontri da cui esce una linea comune sullo spirito con cui affrontare l’emergenza migranti e sul no da opporre alla chiusura austriaca, anche se con Berlino c’è ancora divisione sullo strumento per trovare i soldi necessari. Matteo e Angela nutrono preoccupazioni condivise. La frase-chiave viene scandita dal presidente del Consiglio all’inizio della conferenza stampa nella sala dei Galeoni: «Italia e Germania hanno una forte convergenza su un approccio all’immigrazione carico di valori umani, di dignità, per offrire una proposta politica come Ue che sia seria, credibile e di lungo periodo». Dopo la raffica di tegole giudiziarie cadute sul Pd, per Renzi è quasi benvenuta questa ventata di Europa che rappresenta un cambio di campo. Può allargare l’orizzonte senza nemmeno l’assillo di dover portare a casa dei risultati immediati, dato che non c’è nulla da decidere. Quello con frau Angela, giacca verde acqua e una collana colorata, non è un bilaterale (quello vero, saltato l’anno scorso, viene nell’occasione annunciato per agosto a Maranello, il paese della Ferrari, «simbolo della necessità di andare di corsa», chiosa il Matteo di Palazzo Chigi), è un incontro fissato solo negli ultimi giorni. La comune visione sull’immigrazione prevale sulle frizioni legate ai conti pubblici. Da parte di tutti e due - Renzi e Merkel - c’è la voglia di esibire sintonia, che l’ex sindaco di Firenze rafforza con la nostalgia dei sentimenti ricordando al Cancelliere i luoghi delle sue vacanze, dall’Alto Adige a Ischia, strappandole così un sorriso. E c’è la volontà di sbandierare il meglio del Belpaese: all’arrivo, in un angolo del cortile c’è ancora la nuova Giulia rossa presentata la mattina (vedi sopra), Renzi indossa al bavero la spilla dell’Alfa Romeo donatagli da Marchionne, poi durante l’incontro viene consumato un pranzo a base di ravioli, branzino con asparagi e, infine, frutti di bosco. «No ai nazionalismi». Davanti ai giornalisti, poi, la Merkel, messa in difficoltà in patria per la sua linea (da taluni ritenuta 'morbida) verso i migranti e per l’avanzata della destra di Adf, usa parole nette: «Non possiamo abbandonarci a vicenda, non possiamo chiudere i confini esterni, dobbiamo essere leali gli uni con gli altri», dice criticando la scelta dell’Austria di chiudere il Brennero. Ma senza affondare il colpo contro Vienna e ricordando di essere stata «molto critica anche nel caso del muro della Macedonia ». E per rafforzare l’assist il cancelliere aggiunge che Roma, come la Grecia, «non va lasciata sola: non possiamo avere un’Europa comune senza una ripartizione degli oneri». Le risposte all’Austria. La linea di Angela è quella di dimostrare, attraverso la capacità di gestione di questo fenomeno epocale, la forza dell’Europa davanti alla posta in gioco: «Sull’euro abbiamo fatto buoni progressi. Ora dobbiamo difendere il trattato di Schengen, altrimenti si rischia di ritornare ai nazionalismi. È in gioco il futuro dell’Europa». A calcare il mano ci pensa allora il 'Nostro', rispondendo a una domanda sull’accusa di essere «scafisti di Stato» scagliata dal leader dell’estrema destra austriaca, Strache: «Abbiamo esplicitato netto dissenso e stupore per alcune prese di posizione degli amici austriaci. Sono posizioni sbagliate e anacronistiche, contro la logica e la storia e per di più non giustificate da nessuna emergenza». Verso il Consiglio di giugno. Apprezzamento viene confermato dal cancelliere anche rispetto al ' migration compact', il pacchetto di proposte italiane per far fronte all’immigrazione puntando anche su un rafforzamento della collaborazione con i Paesi africani. Parla di «apporto importante offerto dall’Italia», da abbinare alla proposta della Commissione di Bruxelles basata sulle multe per i Paesi che si rifiutano di accogliere migranti. Tutto materiale discusso dalle due delegazioni (per l’Italia c’era Carlo Calenda, ambasciatore italiano presso la Ue), ma il cui approdo finale sarà solo il Con- siglio Europeo di fine giugno. Resta il contrasto sugli eurobond. Dove le divergenze restano è però sul canale di finanziamento. Il tema eurobond è ancora ostico per Berlino: «Meglio concentrarsi sul bilancio europeo», sottolinea Merkel. Un po’ come fatto dalla Ue per l’accordo da 6 miliardi di euro con la Turchia, voluto dalla Germania. Questa flessibilità sull’emergenza per l’Africa è l’unica concessione del cancelliere. Il premier italiano fa buon viso a cattivo gioco: «Molto dipende dall’entità dell’intervento. Resto convinto che bisognerebbe trovare soluzioni innovative. Ma siamo disponibili a discutere di qualsiasi soluzione». Le battute su Ancelotti. Per cementare l’intesa i due leader si scambiano battute anche sul calcio e su quel destino comune che ora unisce i due Paesi per tramite di Carlo Ancelotti, prossimo allenatore del Bayern Monaco di cui Merkel è tifosa («Vinciamo o perdiamo insieme, questa è la vera realtà dei rapporti Italia-Germania»). E si 'corteggiano' scambiandosi complimenti, a cominciare dal plauso, l’ennesimo, arrivato alle riforme del governo Renzi, primo tra tutte il Jobs act. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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