giovedì 20 agosto 2015
Un progetto a guida italiana per ricollocare e rimpatriare i migranti nei villaggi d'origine fornendo loro assistenza umanitaria ed economica. Obiettivo: stop al traffico in Libia.
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Ossistenza umanitaria e dollari per far rientrare volontariamente i migranti nei villaggi d’origine. È l’obiettivo di un piano per finanziare il viaggio di ritorno, facendosi carico anche delle spese per l’avvio di attività economiche. Partirà a settembre, ma è già stato testato con buoni risultati, il progetto a guida italiana nei campi del Niger, da dove migliaia di persone tentano di raggiungere le coste del Mediterraneo, affidandosi ai boss dell’immigrazione illegale.  Il Paese confina a Nord con l’Algeria e la Libia, a Est con il Ciad, a Sud con la Nigeria ed il Benin e a Ovest con il Burkina Faso e il Mali. Perciò è considerato un passaggio obbligato delle rotte dei nuovi schiavi. Contrariamente alle attese, la Tunisia si è chiamata fuori respingendo l’ipotesi di un analogo insediamento nel proprio territorio. L’iniziativa è stata messo a punto con il coordinamento del prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno. Il piano al momento gode di un finanziamento limitato da parte dell’Ue: 10 milioni di euro. Abbastanza, però, per poter rimettere in sesto strutture d’accoglienza dismesse e dimostrare l’efficacia dell’iniziativa. Risultati positivi, infatti, convincerebbero Bruxelles a mettere mani al portafogli per sostenere il programma. Attualmente l’Alto commissariato Onu per i rifugiati assiste in Niger circa 100mila persone nel distretto di Diffa. In gran parte sfollati cristiani in fuga dalle violenze dei fondamentalisti di Boko Haram in Nigeria, oltre a gruppi di profughi dal Mali. Fondamentale è il concorso della autorità nigerine.  «Il Niger è un crocevia fondamentale per i migranti che intendono raggiungere l’Europa, e la Commissione Ue ha proposto di lavorare con Oim e Acnur per creare un centro pilota polifunzionale nel Paese», spiegano dall’Organizzazione mondiale dei migranti: «Lo scopo è quello di accogliere e assistere chi arriva, fornendo informazioni sui pericoli del viaggio». In altre parole si cerca di convincere quanti provengono da Paesi poveri, ma non in guerra, a tornare nelle proprie regioni. Non prima di aver ricevuto dalle agenzie umanitarie alcune decine di dollari con cui i migranti possono tornare nelle terre d’origine e avviare piccole attività, acquistare sementi e strumenti per l’agricoltura e l’allevamento. «L’obiettivo è di fornire ai migranti un’immagine realistica delle possibilità di successo del loro viaggio verso l’Europa e di offrire sostegno a chi decide di tornare a casa», conferma l’Oim. A partire da settembre il programma entrerà a pieno regime e, stando agli impegni presi dalla Commissione Ue, permetterà inoltre di trasferire in Europa 20mila richiedenti asilo nel giro di pochi mesi. Si tratta di persone provenienti da aree di conflitto nelle quali è impossibile anche solo ipotizzare un rientro a breve termine. Negli ultimi tempi, però, le autorità del Niger hanno mostrato un inatteso irrigidimento. Il Paese ha espulso dai suoi confini oltre tremila persone, fra i quali moltissimi profughi fuggiti dalla violenza di Boko Haram. A quanto riferiscono testimoni sul posto, almeno una dozzina di persone sono morte durante la marcia, che può durare anche una settimana, a partire dalle zone accerchiate dai militanti islamisti fino il confine con il Niger. I rifugiati, moltissimi dei quali sono pescatori, hanno raccontato di essere stati obbligati dal Niger a ritornare in Nigeria dopo che Boko Haram ha attaccato un’isola sul Lago Ciad. Hanno raccontato che i soldati nigeriani sono arrivati al villaggio di pescatori di Lelewa, dove si erano stabiliti, molti fuggiti dalla violenza dei terroristi islamici, ordinando loro di andarsene subito. «Non ci hanno dato neanche il tempo di prendere i nostri vestiti. Abbiamo dovuto abbandonare tutto», ha raccontato all’Ap Lulabatu Isa,  una ragazza di 21 anni con il bambino piccolo legato sulle spalle. Finora le autorità del Niger avevano consentito a circa centomila profughi nigeriani di accamparsi attorno all’area del Lago Ciad. 
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