sabato 26 marzo 2016
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Vogliono lasciare l’isola. E si rifiutano d’essere identificati tramite le impronte digitali perché temono che questo impedisca loro di essere accolti in altri Paesi come rifugiati politici. Là dove li attendono i loro parenti, ormai da mesi. È andata in scena ieri, alla periferia di Cagliari, la protesta di circa 200 migranti dei 667 arrivati lunedì scorso in Sardegna. La manifestazione, anche con donne e bambini, è stata organizzata davanti a un cavalcavia. Si tratta in gran parte di somali ed eritrei giunti nell’isola a bordo di una nave militare spagnola dopo essere stati salvati al largo delle coste libiche. Non si sono verificati tafferugli ma solo qualche momento di tensione quando i migranti hanno tentato di occupare l’asse mediano per bloccare il traffico. L’azione è stata bloccata dalla polizia che è intervenuta in forze sul posto. Nel corso delle operazioni di contenimento un manifestante più aggressivo degli altri è stato fermato dagli agenti, identificato e riaccompagnato all’ex Motel Agip dove sono state sistemate circa 220 persone giunte lunedì scorso a Cagliari. Il corteo ha poi occupato la via Santa Maria Chiara, creando problemi al traffico. I migranti, spiegano i mediatori, non hanno denunciato problemi di cibo, alloggio o di impossibilità a comunicare con i parenti, vogliono però lasciare Cagliari, senza rischiare di rimanere bloccati in Italia, circostanza temuta se dovessero accettare di farsi prendere le impronte. È stato spiegato loro che proprio una volta prese le impronte saranno trasferiti nei Paesi in cui vivono i loro parenti, come previsto dalla normativa dell’ottobre 2015, oppure dove c’è disponibilità di quote.
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