venerdì 23 marzo 2018
La giovane avrebbe detto: non servo i razzisti, e se ne sarebbe andata dopo una discussione con i titolari. Il leader della Lega: non ho chiesto il suo licenziamento
Niente gelato a Salvini: «È razzista». Ragazza perde il lavoro
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Non si può parlare di gelato negato, perché Matteo Salvini alla fine ha avuto il suo senza problemi. Ma è diventato un caso il fatto che martedì scorso una giovane addetta alla vendita di un locale si sia rifiutata di servirglielo di persona, chiedendo a una collega di farlo al posto suo. L’episodio è accaduto in una gelateria di piazzale Siena, a Milano. «Io non servo i razzisti», avrebbe detto la ragazza per giustificare alla titolare il suo atteggiamento, dopo che il leader della Lega se ne era già andato. Da lì, è nata una discussione che ha portato alla fine del rapporto di lavoro (in prova, attraverso un’agenzia). L’episodio sarebbe rimasto tale, se non si fosse scatenata la solita corrida virtuale.

Una utente di Facebook, Cristina Villani, che si è presentata come la madre della ragazza, ha scritto sulla bacheca della gelateria accusando Salvini di aver «telefonato» ai gestori per far perdere il lavoro alla figlia. I titolari hanno smentito: «Si è rifiutata di servire un cliente (Salvini in questo caso) – hanno scritto sulla loro pagina – per ideologie politiche, dunque è stata ripresa dalla direzione come giusto che sia. Il suo comportamento ci è stato riferito dai colleghi in turno. Durante la discussione si è tolta la divisa e se n’è andata abbandonando il posto di lavoro a metà turno esclamando cose che poco hanno a che vedere con il nostro lavoro. Nessuna chiamata di Salvini, ma scherziamo».

E di fatto «nessun licenziamento». Lo stesso segretario della Lega si è sentito in dovere di dire la sua sotto una ridda di commenti (al solito, chi a difendere la ragazza, chi a dileggiarla). «Cosa non si inventano alcune persone pur di fare polemica – ha scritto Salvini –. Vado in questa gelateria da anni perché il gelato è ottimo, e continuerò ad andarci. Per chi votano proprietari o lavoratori non mi interessa. Figurarsi poi se telefono a qualcuno per lamentarmi, mai fatto!».

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