mercoledì 18 settembre 2019
Bassa copertura dei servizi per l’infanzia al Sud e investimenti da fare. Rosina: si possono liberare risorse da quota 100. Borgomeo: la gratuità è un principio per lo sviluppo
L’Ue ha chiesto all’Italia di assicurare un posto a 343.583 bambini nei nidi d’infanzia a finanziamento pubblico nei prossimi anni

L’Ue ha chiesto all’Italia di assicurare un posto a 343.583 bambini nei nidi d’infanzia a finanziamento pubblico nei prossimi anni

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Solo un bimbo su quattro in Italia frequenta un asilo nido e appena uno su dieci ha trovato posto in una struttura pubblica. L’ambizioso piano “nidi gratis” lanciato dal nuovo governo dovrà fare i conti con la realtà, così come è accaduto in altre stagioni politiche. E la realtà nel nostro Paese è fatta di pochi spazi a misura di bambino, soprattutto al Sud: siamo lontani infatti dal 33% fissato dall’Unione Europea come obiettivo. Nel nostro Paese, ci si assesta al 24% per i piccoli di età inferiore ai 3 anni. La copertura varia, secondo l’Istat, dal minimo del 7,6% dei potenziali utenti in Campania (valore che scende al 3,6% per i soli nidi pubblici) a un massimo del 44,7% registrato in Val d’Aosta.

I servizi e le formule È evidente che in uno scenario in cui le disparità territoriali sono lampanti, le ripercussioni negative riguardano in particolare i minori provenienti da famiglie economicamente svantaggiate, che hanno dunque maggiori difficoltà nell’accedere alla rete degli asili privati non convenzionati. «Le ricadute di un potenziamento quantitativo e qualitativo dei nidi sono chiare – sottolinea Alessandrio Rosina, demografo dell’Università Cattolica –. C’è la possibilità di ripagare abbondantemente questo piano di rilancio, favorendo aumento della natalità e dell’occupazione femminile, con conseguenti minori squilibri demografici e maggiore sicurezza economica per le famiglie con figli». L’impegno contro la povertà educativa, in termini di risorse, ha portato all’elaborazione di una serie di proposte da parte di Fondazione Con i Bambini e Openpolis. Se si deve puntare a estendere l’offerta degli asili nido a prezzi calmierati sul territorio, i modelli sono diversi: gestione diretta da parte del Comune di nidi e servizi per la prima infanzia, con dipendenti dello stesso ente pubblico; gestione a terzi, cioè operatori del privato sociale; convenzione con strutture private. «L’ultima possibilità – spiega il rapporto Openpolis/Con i Bambini – è offrire contributi direttamente alle famiglie, che possono spenderli in servizi privati o pubblici. Si tratta della modalità meno frequente ». A oggi, il calo degli utenti, secondo le statistiche dell’Istat, ha riguardato principalmente i nidi gestiti direttamente dai Comuni, mentre sono cresciute le gestioni affidate a privati, dove i costi medi per bambino a carico dei municipi sono molto più bassi.

Dove reperire i soldi «Soprattutto nel Mezzogiorno, dove c’è una maggiore carenza di servizi alla prima infanzia, gli asili nido dovrebbero far parte delle politiche di sviluppo. Si dovrebbe partire da qui per invertire la rotta, promuovendo un cambio culturale ». Per Carlo Borgomeo, presidente di Con i Bambini e Fondazione Con il Sud, l’obiettivo cui tendere deve essere uno solo: «Rendere gli asili gratuiti per tutti, così come avviene con la scuola dell’obbligo ». Per rispettare la quota chiesta dall’Ue occorrerebbe assicurare un posto a 343.583 bambini nei nidi d’infanzia a finanziamento pubblico, realizzando 162.421 nuovi posti, con un maggiore esborso calcolato in circa 9 miliardi, senza considerare la copertura dell’azzeramento delle rette per tutte le famiglie. Un maxi-investimento, insomma. Ma dove trovare i soldi necessari? «Ad esempio da quota 100 – spiega Rosina –, di per sé una misura poco virtuosa. Si possono liberare risorse anche solo dal crollo delle domande rispetto alle previsioni ». Aumentare l’offerta dei nidi significherà poi «riadattare spazi e strutture delle scuole d’infanzia (3-6 anni) che in Italia hanno una copertura elevata e che si trovano con una sovrabbondanza di posti per la riduzione dei bambini in tale fascia». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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