sabato 3 gennaio 2015
​Il segretario della Cisl: non servono nuove regole ma dialogo e contratti.
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«Nessuna difesa 'a prescindere'. Si facciano le verifiche e, in base alle regole esistenti, si applichino senza dubbio le sanzioni per chi si fosse comportato in maniera scorretta». Il segretario generale Annamaria Furlan sgombra il campo dall’ipotesi di una 'copertura' dei vigili di Roma da parte della Cisl. Avverte però sindaco e governo: «Questi episodi non si evitano con nuove leggi, ma attraverso il confronto e la contrattazione». Il presidente del Consiglio, a proposito della questione dei vigili, ha subito scritto un tweet per dire che la riforma del Pubblico impiego va accelerata... Non vedo la necessità di nuove leggi in questo caso. Ci sono già regole chiare in materia e i dirigenti pubblici hanno a disposizione le armi per sanzionare i comportamenti scorretti. E soprattutto per evitare che si verifichino disagi ai cittadini. Certo, fa specie che facciano così rumore alcuni vigili che – lo confermeranno o meno le indagini interne – sono stati assenteisti e non le centinaia di migliaia di altri lavoratori pubblici che negli ospedali, sui mezzi di trasporto e in altri luoghi hanno lavorato il 31 dicembre o il 1° gennaio adempiendo al loro dovere e non solo. Certo, però quando i 'malati' di un servizio pubblico essenziale arrivano all’83% difficile che non facciano notizia... Ripeto: si facciano le verifiche e si applichino subito le sanzioni previste. Ma non si dica che servono nuove leggi più stringenti contro i fannulloni. Piuttosto per il Pubblico impiego bisogna rinnovare il contratto, visto che è bloccato da 6 anni. Occorre un confronto continuo con le parti sociali per migliorare le condizioni di lavoro e le prestazioni all’utenza. Questi episodi di malcostume, invece, sono il frutto anche di una chiusura del dialogo, di vertenze e situazioni lasciate incancrenire senza arrivare mai a un’intesa, come appunto è accaduto per i vigili a Roma o per il trasporto pubblico. Perciò dite 'no' all’estensione delle nuove regole sul licenziamento previste dal Jobs act anche al settore pubblico? Ma in questo caso lo ha detto anche il governo: il Jobs act si applica al settore privato, quello pubblico ha natura diversa e norme proprie, a partire dalle assunzioni per concorso. Se invece si vogliono comunque modificare le regole, il governo dovrebbe convocare un tavolo per discuterne. La sede ideale è il rinnovo del contratto del Pubblico impiego nelle sue due parti: normativa ed economica. Si torna sempre allo stesso punto... Solo che l’esecutivo di Renzi non sembra intenzionato a concordare con i sindacati l’azione politica. E sbaglia. Non vuole intendere ciò che invece è evidente e che ha sottolineato anche il capo dello Stato: non è questo il momento di alimentare scontri ma di ricercare il dialogo. Per rilanciare il Paese occorre un patto sociale forte. Un patto per fare cosa? Il governo appunto sta già spingendo l’acceleratore sulle riforme... Sì ma è troppo concentrato sulle regole, sulle norme, mentre non mi pare che si discuta abbastanza di crescita e sviluppo che sono le vere priorità. Se l’obiettivo è far tornare a crescere l’occupazione, la modifica di qualche norma sul mercato del lavoro serve a ben poco, in assenza di ripresa. È necessario invece affrontare i nodi strutturali del Paese: infrastrutture, ricerca, lotta alla corruzione, snellimento burocratico. E soprattutto è necessaria una riforma fiscale che diminuisca il costo del lavoro, lasci più soldi nelle buste paga e negli assegni pensionistici, tenga conto dei carichi familiari. Di tutto questo vorremmo tanto discutere con il governo. Intanto il blocco degli sfratti non è stato prorogato: siete preoccupati? Certo, è un momento difficile per molti cittadini. Ma penso che il tema vada inquadrato in quello più generale della lotta alla povertà e del diritto alla casa. Altre grandi questioni sulle quali confrontarsi.
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