martedì 11 gennaio 2011
«Ciò che è accaduto rivela l'insufficienza delle strutture di protezione sociale e la distrazione della società e di tutti noi». È il commento del Vicario episcopale per la carità dell'arcidiocesi di Bologna, monsignor Antonio Allori, sulla morte di Devid Berghi, il bimbo di poche settimane di vita, figlio di una coppia disagiata, morto alla vigilia dell'Epifania dopo essere stato soccorso in piazza. Intanto i genitori del piccolo sono stati sentiti in Procura.
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"Non possiamo non interrogarci su ciò che è avvenuto. E ciò che è accaduto rivela l'insufficienza delle strutture di protezione sociale e la distrazione della società e di tutti noi, che non possiamo ora farci personale scudo di asserite responsabilità collettive". È il commento - diffuso dall'Arcidiocesi di Bologna guidata dal cardinale Carlo Caffarra - del Vicario episcopale per la carità, monsignor Antonio Allori, sulla morte di Devid Berghi, il bimbo di poche settimane di vita, figlio di una coppia disagiata, morto alla vigilia dell'Epifania all'ospedale Sant'Orsola dopo essere stato soccorso in piazza Maggiore."L'appello del Cardinale Arcivescovo a una più ampia e generosa solidarietà sociale tante volte ripetuto, da ultimo anche nell'omelia al Te Deum di fine d'anno, assume in questo momento - rileva mons.Allori - la concretezza severa del monito che la comunità ecclesiale, e auspicabilmente anche quella civile, non deve ignorare".Il Vicario per la carità aggiunge che "di fronte al tragico fatto della morte per freddo nel cuore di Bologna di un bimbo di soli venti giorni, la ragione si smarrisce nello sconcerto e nel turbamento, il sentimento è di dolore e di compartecipazione allo strazio dei genitori, mentre la fede invoca sui familiari il conforto misericordioso del Signore e la comunità ecclesiale - che già in modo particolare in questi tempi difficili ha cercato con varie iniziative di alleviare le difficoltà di chi più soffre - è chiamata a un di più di carità operosa".Intanto oggi i genitori del piccolo Devid sono stati sentiti in questura dalla polizia come persone informate sui fatti. L'inchiesta della Procura, condotta dal pm Alessandra Serra, è ancora senza titolo di reato e a carico di ignoti. "Scandaglieremo con il massimo scrupolo ogni piega della vicenda - ha detto il portavoce della Procura, il procuratore aggiunto Valter Giovannini -. Comunque non si può dimenticare che, in generale, il dovere primario di tutela del minore deve essere esercitato prima di tutto dai genitori. Anche solo chiedendo aiuto o assistenza".LA CRONACAUn piccolo angelo, venti giorni appena, è morto per il freddo in piazza Maggiore, il salotto buono di Bologna. Ed è volato in cielo senza avere al suo fianco nemmeno un asino e un bue che potessero riscaldarlo. Ancora più poveri, i suoi genitori, costretti a vivere in strada, senza un tetto, la madre con problemi psicologici e con cinque figli. Anche loro hanno dovuto fare i conti con l’indifferenza: le istituzioni, i servizi sociali, hanno detto a questa mamma e a questo papà «per voi non c’è posto». O, più semplicemente, non si sono accorti di loro. Una città intera con gli occhi chiusi.Il cuore di Devid Berghi ha ceduto la scorsa settimana all’ospedale Sant’Orsola in seguito ad una crisi respiratoria, probabile conseguenza anche delle difficili condizioni della sua brevissima vita. Madre bolognese, sui 35 anni, padre toscano originario di Arezzo, la famiglia – che formalmente risulta residente ad un indirizzo nel centro storico della città, in via Tovaglie – di giorno aveva trovato più volte riparo in Sala Borsa, la biblioteca civica multimediale del Comune di Bologna, in piazza Nettuno. L’intervento dei sanitari del 118 risale alla mattina del 4 gennaio, quando un’ambulanza ha soccorso il piccino febbricitante in piazza Maggiore. Una scena vissuta in prima persona da un testimone: «Ho fatto entrare il padre al caldo, in negozio, ma non era lucido. La madre stava fuori e piangeva. Lui invece continuava a tenere in braccio questo bimbo, che sembrava già morto. Era bluastro. Non respirava più». È il toccante racconto di un dipendente della farmacia comunale di piazza Maggiore, uno dei primi ad allertare i soccorsi. Il piccolo è stato portato d’urgenza al pronto soccorso del Sant’Orsola, dove i medici si sono subito resi conto delle sue condizioni molto gravi. È stato ricoverato in rianimazione, ma non ce l’ha fatta.«Da quello che abbiamo potuto ricostruire fino ad ora, la madre era una povera donna che aveva sempre rifiutato aiuti ed assistenza», ha spiegato Anna Maria Cancellieri, commissario straordinario di Bologna. In passato poi, ha spiegato il commissario, la donna aveva avuto altri bambini – oltre ai due gemelli, di cui uno è deceduto, e a una sorellina di un anno e mezzo, anche lei ricoverata all’ospedale – che le erano stati tolti dai servizi e dati in affido. «In occasione di un pranzo di solidarietà – ha proseguito la Cancellieri – era stata avvicinata da due operatori che le hanno chiesto se aveva bisogno. Ma come aveva detto altre volte, non ha chiesto nulla. In questi casi ci vuole un minimo di partecipazione». Una versione in parte confermata anche dall’atteggiamento del padre, che secondo l’associazione Papa Giovanni XXIII sarebbe stato ospite di una comunità per un settimana, nel mese di settembre, senza però dire nulla circa la sua compagna, o il fatto che ella fosse incinta: «Nessuna richiesta ci era giunta per l’accoglienza del nucleo familiare o della mamma con i bambini», ha concluso l’associazione, spiegando che solo il 7 gennaio, dopo la morte di Devid, «siamo stati contattati dai servizi sociali di Bologna per la richiesta di accoglienza degli altri due bambini, alla quale abbiamo risposto offrendo immediata disponibilità all’accoglienza».Le condizioni del gemellino di Devid e della sorellina fortunatamente «sono ottimali», ha confermato il professor Mario Lima, direttore della Chirurgia pediatrica del Sant’Orsola: I funerali del piccolo Devid sono già stati celebrati. Il procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini ha aperto un fascicolo. È stata disposta l’acquisizione di tutta la documentazione relativa alla vicenda: «Si cercherà di capire cosa è successo», hanno spiegato in Procura. Ed è quello che si chiedono tutti, adesso: come è stato possibile che nel 2010, nel cuore di Bologna, una creatura appena nata sia stata “martire” dell’indifferenza. Stefano Andrini
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