sabato 27 maggio 2017
I 230 dipendenti di un'azienda di Grassobio hanno incrociato le braccia in segno di solidarietà con la donna. I sindacati: ora si ritiri il provvedimento
I dipendenti della Reggiani Macchine di Grassobbio in sciopero davanti ai cancelli (Ansa)

I dipendenti della Reggiani Macchine di Grassobbio in sciopero davanti ai cancelli (Ansa)

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Tutti uniti al fianco della neomamma licenziata. I lavoratori della Reggiani Macchine (ora assorbita dalla americana Efi) di Grassobbio, nel Bergamasco, sono scesi in sciopero non appena hanno saputo che una loro collega, rientrata da alcuni mesi dalla maternità, aveva ricevuto una lettera di licenziamento. Tutti con le braccia incrociate, dunque, ieri mattina davanti ai cancelli dell’azienda per protestare contro la decisione inaspettata e giunta come «un fulmine a ciel sereno». In 230 hanno smesso di lavorare e in quattro e quattr’otto hanno organizzato il presidio di protesta.

Un grande gesto di solidarietà che non è passato inosservato. La lavoratrice, trentenne e madre di due bimbi, appena rientrata dalla maternità a settembre 2016 non aveva più trovato la sua scrivania. Tuttavia, era riuscita a superare il momento d’impasse, adattandosi alla nuova situazione. Due settimane fa, forse per far fronte agli impegni sempre più incombenti dei piccoli, aveva chiesto il part-time. La risposta dell’azienda non era ancora arrivata, ma alcuni capi le avevano fatto capire che la richiesta sarebbe stata accettata. Poi la lettera, del tutto inattesa.

La sospensione con licenziamento immediato. Sulle motivazioni, i sindacati ammettono di non aver ancora capito bene. «Non vorremmo che si trattasse di una nuova modalità studiata per far fronte a una riorganizzazione del lavoro» conferma Andrea Agazzi, rappresentante della Fiom. L’azienda, che da meno di 18 mesi è stata assorbita dal gruppo americano Efi, è specializzata nella produzione di macchinari per la stampa. Non tira aria di crisi, anzi, sembra che il business stia crescendo.

Tanto che recentemente sono anche state fatte nuove assunzioni. «Ci siamo incontrati con i vertici della ditta – spiega Emanuele Fantini, della segreteria regionale Fim Cisl – chiedendo che tornassero sulla loro decisione. Ma non hanno cambiato idea. Per questo i lavoratori hanno deciso di mettere in atto anche nei prossimi giorni il blocco degli straordinari ». L’azienda peraltro è in salute, come hanno dimostrato alcune recenti assunzioni. «Il licenziamento della dipendente – prosegue il sindacalista della Fim Cisl – è giunto di colpo e senza alcuna comunicazione alle organizzazioni sindacali. È un atto che rientra, ci hanno spiegato, in una riorganizzazione aziendale che sta toccando gli uffici».

La 'doccia fredda' ha sorpreso tutti e diffuso non poca preoccupazione fra i lavoratori. «Non ho mai visto una presenza così massiccia a queste manifestazioni – prosegue Fantini –. I dipendenti sono preoccupati soprattutto dalle modalità di confronto scelte dalla proprietà da qualche tempo a questa parte. Chiedono, oltre al ritiro del licenziamento della loro collega, anche il ripristino di un sistema di relazioni sindacali corrette». «Non vorremmo che questa fosse la modalità degli americani di riorganizzare il lavoro – aggiunge Agazzi della Fiom –. Ci hanno detto che la scelta era stata fatta per motivi economici e che il lavoro svolto dalla donna non era più necessario perché affidato all’esterno».

Intanto la notizia ha avuto una forte eco sul territorio. «Alla fabbrica Reggiani si è consumato un fatto grave e, contemporaneamente, si è concretizzato un gesto di solidarietà importante da parte dei 230 dipendenti – sottolinea Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati del Pd – . Uno straordinario segnale di sensibilità e consapevolezza del valore dell’unità». La protesta proseguirà, assicurano i sindacalisti, col blocco delle ore di straordinario, fintanto che l’azienda non confermerà il ritiro del licenziamento. La neomamma per il momento preferisce non rilasciare dichiarazioni e spera di poter ritornare a lavorare.


Sulla vicenda è intervenuta la presidente della Camera, Laura Boldrini_ «Non si può perdere il lavoro per avere un figlio", ha detto.

(Ha collaborato Amanzio Possenti)


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