mercoledì 24 giugno 2020
Sognano di diventare operai edili, grazie a un piano di formazione qualificato. Imparare la lingua è un passo fondamentale: il percorso poi si conclude in azienda
Rifugiati da ogni parte del mondo alle prese con il Programma Hope di formazione professionale a Bernes-sur-Oise

Rifugiati da ogni parte del mondo alle prese con il Programma Hope di formazione professionale a Bernes-sur-Oise - Thomas Martin per La Croix

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"Avvenire", il quotidiano francese "La Croix" e l’olandese "Nederlands Dagblad", uniti da rapporto di cooperazione giornalistica ispirata ai comuni valori cristiani, hanno deciso di tentare un bilancio del percorso dell’Europa nei 5 anni che sono trascorsi dal 2015, l’anno ricordato per la «crisi dei rifugiati». Con reportage, analisi e interviste i tre giornali intendono proporre ai rispettivi lettori un lavoro ispirato da una riflessione condivisa e dalla volontà di mostrare il bene che esiste nella società europea e i passi che restano da compiere nella costruzione di una casa comune aperta ai principi di solidarietà, responsabilità, accoglienza. Gli articoli realizzati dai giornalisti dei tre quotidiani, ideati insieme, vengono pubblicati sulle rispettive testate per offrire all’opinione pubblica di Italia, Francia e Olanda uno sguardo aperto a un orizzonte più vasto di lettura e comprensione dei fenomeni. Questo progetto in particolare prende spunto dall’anniversario di un anno che ha segnato il destino del nostro continente: nel 2015 oltre un milione di rifugiati e migranti raggiunsero le coste europee e durante il viaggio in migliaia persero la vita. La stragrande maggioranza partiva da Paesi dilaniati dai conflitti: la Siria, l’Afghanistan, l’Iraq. Una vicenda che costrinse l’Europa a porre al centro dell’agenda politica la questione dei rifugiati, dell’accoglienza e dei ricollocamenti. Una questione ancora drammaticamente aperta.

«Forza ragazzi! Rimettiamo a posto gli attrezzi e andiamo!». Quando André Rault alza la voce, lo fa sorridendo. «Succede proprio così in un cantiere» spiega il formatore. Davanti a lui una ventina di uomini dai 21 ai 38 anni si dà da fare su una piattaforma tecnica di 30 metri di larghezza per 70 metri di lunghezza, all’interno di un centro di formazione di oltre 40 ettari sperduto nei campi a Bernes-sur-Oise, 40 chilometri a nord di Parigi. Sono rifugiati, arrivati lì a gennaio con l’obiettivo di imparare il lavoro di operaio edile, specializzazione strade e impianti vari, in vista di un contratto di alternanza tra formazione e lavoro con la società Nge.

Rifugiati da ogni parte del mondo alle prese con il Programma Hope di formazione professionale a Bernes-sur-Oise

Rifugiati da ogni parte del mondo alle prese con il Programma Hope di formazione professionale a Bernes-sur-Oise - Thomas Martin per La Croix

Sopra jeans bucati e t-shirt indossano gilet arancioni e caschi. Carriole, pale, picconi... bisogna chiudere le buche con mucchi di sassi, sotto un sole timido. «La formazione permette loro di abituarsi all’ambiente in cui andranno a perfezionarsi e offre loro le capacità tecniche necessarie per diventare autonomi e tenere un comportamento responsabile » spiega André Rault. Trova gli apprendisti particolarmente motivati e intraprendenti. «Abbiamo bisogno di persone così in un cantiere!».

Conoscere il francese è essenziale

Del gruppo fanno parte afghani, sudanesi, eritrei, somali, libici o ivoriani. Questi uomini hanno ottenuto lo status di rifugiati in Francia e oggi beneficiano del programma 'Hope', sviluppato dall’Agenzia nazionale per la formazione professionale degli adulti ( Agence nationale pour la formation professionnelle des adultes, Afpa) e dall’Ufficio francese per l’immigrazione e l’integrazione ( Office français de l’immigration et de l’intégration, Ofii) con il sostegno dei ministeri del Lavoro e dell’Interno. «La maggior parte dei ragazzi vive presso il centro» spiega Marc-Antoine Gerbe, responsabile della formazione, incaricato del programma nella Val-d’Oise. Il programma si concentra anche sull’apprendimento della lingua francese, necessaria per il successo dell’integrazione. Jilianne Roucou insegna nel centro di Bernes-sur-Oise. Segue il 'gruppo dei 22' dal mese di gennaio 2020 e loda la loro voglia di imparare. «È questo che fa la differenza» riassume. Anche durante l’isolamento i corsi sono proseguiti attraverso la webcam.

Rifugiati da ogni parte del mondo alle prese con il Programma Hope di formazione professionale a Bernes-sur-Oise

Rifugiati da ogni parte del mondo alle prese con il Programma Hope di formazione professionale a Bernes-sur-Oise - Thomas Martin per La Croix

Il lungo percorso per ottenere lo status di rifugiato

Landry, uno dei rifugiati, parla meglio la lingua e fa da collegamento con alcuni dei suoi compagni più in difficoltà. Questo ivoriano di 28 anni faceva le pulizie ad Abidjan per vivere, ma nel 2016 ha dovuto lasciare il suo Paese. Ripensa al percorso che ha dovuto fa- re prima di ottenere lo status di rifugiato, tre anni dopo: «In Marocco ho lavorato come pescivendolo per 100 dirham al giorno (9 euro), racconta. Ho risparmiato fino ad arrivare a pagare la traversata del Mediterraneo a un trafficante, quasi 2.000 euro!». La traversata è avvenuta a bordo di un gommone sovraccarico, salvato dalla Croce Rossa spagnola. Dopo un passaggio a Bordeaux, Landry si reca a Parigi, nel quartiere di Porte de la Chapelle, dove viene accolto dall’associazione Emmaus e quindi ospitato in hotel grazie ai 200 stanziati dall’Ofii per i richiedenti asilo. Per lui il programma 'Hope' è una «grande opportunità». «Voglio lavorare, voglio rimanere in Francia e magari richiedere la cittadinanza francese» afferma. Questi discorsi si ritrovano in tutti i partecipanti alla formazione. Issa è arrivato in Francia nel 2016 dal Sudan. Ha attraversato la Libia, il Mediterraneo, l’Italia, Nizza, Marsiglia, Parigi... poi di nuovo l’Italia, due volte. «Sono un dublinante » ironizza il giovane, facendo riferimento al regolamento europeo detto 'di Dublino' che si applica a chi fa domanda di asilo sul territorio francese, ma per cui un altro paese risulta competente per la richiesta, in questo caso l’Italia. «Qui si sta bene, sospira Issa. È bello lavorare».

Rifugiati da ogni parte del mondo alle prese con il Programma Hope di formazione professionale a Bernes-sur-Oise

Rifugiati da ogni parte del mondo alle prese con il Programma Hope di formazione professionale a Bernes-sur-Oise - Thomas Martin per La Croix

A coppie in tutto il paese

Dopo la formazione, tutti gli apprendisti del gruppo saranno distribuiti a coppie sul territorio francese. Da Lione a Bordeaux, da Tolosa a Lille, li aspettano dei contratti di alternanza tra formazione e lavoro con la speranza di un contratto a tempo indeterminato. «Vogliamo tendere la mano, ma anche trovare persone entusiaste per la nostra azienda, che assume 4mila persone ogni anno», spiega Bruno Pavie, direttore delle risorse umane di Nge, un’azienda che si occupa di edilizia e lavori pubblici, che costruisce e rinnova infrastrutture ed edifici già in servizio. I 22 apprendisti sono stati selezionati tra una cinquantina di candidati. «All’epoca i colloqui erano in inglese, ci siamo informati sulla loro motivazione, i loro desideri particolari e i loro percorsi» precisa Bruno Pavie.

A partire dall’8 luglio Issa scoprirà Nantes con uno dei suoi compagni. Avrebbe preferito Lille, perché «dei grandi giocatori della Ligue 1 (la Serie A francese, ndr) sono passati per questa squadra di calcio». Con i suoi amici in Sudan guardava delle partite del Lille. Il futuro operaio edile ha guardato su YouTube decine di video sul Castello dei Duchi di Bretagna. Si mostra fiducioso: «Me ne hanno parlato tutti bene!». (La Croix)

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