giovedì 24 marzo 2016
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INVIATO A RIZZICONI (REGGIO CALABRIA) In Calabria c’è anche una buona politica che non accetta patti con la ’ndrangheta e che, anzi, è pronta a denunciare. E lo fa. Oggi Nino Bartuccio, ex sindaco di Rizziconi, difficile e buio paese della Piana di Gioia Tauro, testimonierà nell’aula bunker di Palmi contro la cosca Crea, tra la più forti e violente della regione con interessi fino a Roma e in Toscana. É il processo scaturito dall’'operazione deus' del 3 giugno 2014 fondata proprio sulla denuncia di Bartuccio che da allora vive sotto scorta e, addirittura, coi soldati armati davanti casa. «Un esempio, un primo cittadino che ha interpretato a fondo il suo ruolo e non si è piegato alla prepotenza delle cosche », aveva commentato il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho. Una scelta importante che lo Stato ha voluto tutelare. «Non gli è stato chiesto di abbandonare la sua casa – aveva assicurato il procuratore – perché lo Stato deve saper proteggere i suoi cittadini migliori a casa loro». Così le indagini non si sono fermate, fino all’arresto lo scorso 29 gennaio del superlatitante Giuseppe Crea, pericolosissimo figlio del boss di Rizziconi, Teodoro Crea, detto 'toru' ma anche 'dio onnipotente' da cui il nome dell’operazione che aveva coinvolto 16 persone tra le quali la moglie, la figlia e i due figli del boss. Oggi al fianco di Bartuccio non ci saranno solo gli 'angeli custodi' che tutelano lui e la sua famiglia, ma anche una 'scorta civile' promossa dal coordinamento di Libera della Piana di Gioia Tauro, guidato dal parroco don Pino Demasi. Associazioni e volontari. E anche i sindaci di Polistena e Cittanova, in rappresentanza di Avviso pubblico, l’associazione tra comuni per la lotta alle mafie. Una presenza importante per dire a Bartuccio che non é solo. Anche perché nel suo paese, malgrado l’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine, l’aria non è molto cambiata da come l’aveva descritta Cafiero de Raho quasi due anni fa. «Il quadro che emerge ci riporta al medioevo, quando era il signore a decidere della vita e della morte dei propri sudditi». Così i Crea decidevano su appalti, edilizia e perfino sulla politica comunale. L’inchiesta, infatti, era partita dalla denuncia dell’ex sindaco che era stato sfiduciato dalla sua stessa maggioranza nel 2011. A volere le sue dimissioni era stato proprio Crea perché, spiegò ancora il procuratore, «era sordo ai consigli di chi gli raccomandava atteggiamenti più morbidi». «Io – disse nel Consiglio comunale che stava per sfiduciarlo – amo Rizziconi più di quanto la amano i delinquenti e gli ’ndranghetisti che vogliono che il nostro paese ritorni nel buio più totale». Così oggi ripeterà le sue accuse guardando in faccia i mafiosi che non avevano tollerato il suo 'no' ai loro interessi e alle loro prepotenze. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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