
Uno dei tanti barconi stracarichi di migranti che attarversano il Mediterraneo centrale - Imagoeconomica
Solo due sopravvissuti e una cinquantina di persone morte in mare. È il tragico bilancio dell’ultimo naufragio che si è consumato nel Mediterraneo, lungo la rotta centrale tra Libia e Italia. Avevano lanciato un’allerta lo scorso 29 aprile. Quel barcone stracarico di migranti era poi sparito nel nulla. Nessuno aveva più avuto notizie. Solo i parenti, disperati hanno continuato per giorni a chiamare Alarm Phone, il numero di emergenza auto-organizzato per migranti in difficoltà nel Mediterraneo. Alla fine il triste epilogo: sarebbero quasi tutte morte le 50 persone che si trovavano a bordo di quell'imbarcazione per la quale il centro di monitoraggio non governativo Alarm Phone aveva allertato le autorità competenti. Qualche giorno fa l'Ong aveva chiesto informazioni ai libici, secondo i quali la barca era stata soccorsa dall'Italia. «Non possiamo confermarlo», avevano precisato gli attivisti, che il giorno successivo hanno affermato di non avere notizie dirette sulla sorte dei migranti. Sono i sopravvissuti a raccontare che quell'imbarcazione «si é capovolta». «Un incendio é scoppiato a bordo - scrive Alarm Phone - e ha costretto le persone a gettarsi in mare. Due sono state soccorse dai pescatori, che le hanno portate in Tunisia. Entrambi affermano di essere gli unici sopravvissuti al naufragio».
La traversata del Mediterraneo centrale rimane la rotta migratoria più letale al mondo, sottolinea l’Oim nel suo ultimo rapporto, con oltre 2.475 morti registrati nel 2024 ma tanti corpi non sono mai stati recuperati. Da gennaio sono già 499 i migranti che hanno perso la vita in mare registrati dal sito Missing migrants. Nello stesso periodo, precisa l’agenzia dell’Onu, quelli intercettati in mare e riportati in Libia sono stati 7.227, di cui 6.165 uomini, 701 donne, 256 minori e 105 di cui non si conoscono i dati di genere.