lunedì 14 dicembre 2009
Polemiche per la scelta «multiculturale» di una scuola di proporre una festa alternativa. La diocesi: la vera luce sarebbe quella di Gesù. E anche tra le maestre adesso c’è chi obietta: così stiamo dimenticando la nostra identità.
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Per gli alunni della scuola Manzoni, il Natale resta fuori dalla porta e tra i genitori montano le proteste. Nella scuola elementare del centro di Cremona, infatti, da 15 anni ormai la nascita di Gesù Bambino è diventata «La festa delle luci». Una decisione che ha subito provocato, tra gli altri, l’intervento del ministro Gelmini: «Non si crea integrazione e non la si aiuta – ha detto –  eliminando la nostra storia e la nostra identità». E il ministro Zaia ha rincarato la dose: «Un altro harakiri culturale perpretato sulla pelle dei bambini da un finto educatore».  Spiega Eriberto Mazzotti, l’insegnate promotore dell’iniziativa: «Siamo una scuola interculturale. Abbiamo pensato alla Festa delle luci per non urtare le altre culture e anche le famiglie laiche, senza comunque rinnegare il Natale». In effetti, nei corridoi della Manzoni, sono allestiti i presepi preparati dalle insegnanti di religione e anche nella festa di lunedì prossimo, oltre ai lumini che saranno disposti in cerchio dai bambini nel simbolo della pace, tra i canti preparati nelle classi ci sarà anche qualche nota familiare, come «Tu scendi dalle stelle», mischiato però alle hit natalizie in lingua inglese e al «Funga Alfa» (la storia di uno straniero accolto in un villaggio a braccia aperte), canto del folkolore ghanese che caratterizzerà l’edizione 2009 delle «luci». Di tutto un po’, insomma. Ma quest’anno non pochi genitori ha sollevato la domanda: perché camuffare il nome e il senso stesso del Natale? Una domanda a cui gli insegnanti promotori rispondono alzando i vessilli dell’intercultura. Pur senza convincere del tutto anche chi, all’interno stesso della scuola, avanza qualche riserva: «Quando 13 anni fa sono arrivata in questa scuola - racconta la maestra Caterina Lorusso - la festa era già organizzata in questo modo e non è mai cambiata. Però mi chiedo. Che cosa festeggiamo davvero? Perché ci scambiamo gli auguri? E siamo sicuri che questa sia vera intercultura? Io credo che l’accoglienza debba piuttosto partire dall’incontro tra punti di vista diversi, in particolare con l’identità della nostra cultura».Pensiero condiviso anche dall’assessore alle Politiche educative del comune lombardo, Jane Alquati : «Il crocifisso, il presepe e il Natale siano simboli importantissimi. La simbologia e la nostra identità sono elementi di crescita che vanno salvaguardati. E certamente far crescere i nostri figli in un ambiente asettico non è  la strada giusta».Dubbi anche per don Claudio Anselmi, responsabile dell’ufficio di pastorale scolastica della diocesi di Cremona: «Strano che sotto il nome di una festa delle luci si neghi quella che è la luce per eccellenza.  Si tratta - osserva - di rispettare il diritto dei bambini e dei ragazzi a conoscere la storia del nostro Paese e il dato culturale che rappresenta per noi la tradizione cristiana. E non può urtare, perché la nascita di Gesù è un fatto oggettivo che anche le culture diverse dalla nostra riconoscono». Inoltre, aggiunge Anselmi, «la tradizione del Natale cristiano porta valori universali, come l’accoglienza, il rispetto delle persone, la ricerca della pace. Non può essere inquinante o fastidioso». Tant’è vero - ricorda ancora il sacerdote cremonese - che «secondo i dati negli ultimi anni, dopo le crociate contro i presepi, nel panorama generale scuole italiane i toni della polemica si sono abbassati». Restano tuttavia «equivoci» come quello della Manzoni dove i bambini disegnano un abete con la stella in cima, i genitori distribuiscono biscotti con barba finta e berretto rosso, ma si nasconde che il Natale è la festa di una nascita che ha cambiato la storia: «Casi - conclude don Anselmi - che stimolano tutti noi a vigilare sulle offerte formative delle nostre scuole».
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