sabato 19 febbraio 2022
Il programma, finanziato dalla Ue, punta a creare giornalisti per una nuova narrazione del fenomeno migratorio. Per l'Italia in campo l'Università di Lecce
La biblioteca dell'Università del Salento, a Lecce.

La biblioteca dell'Università del Salento, a Lecce.

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Un master universitario che coniughi formazione accademica ed esperienza “sul campo”, per dar vita sui mass media a una contro-narrazione del fenomeno delle migrazioni rispetto ai discorsi di odio e discriminazione oggi prevalenti. È l’ambizioso obiettivo dell’iniziativa messa a punto significativamente da tre atenei di diversi Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: l’Università del Salento di Lecce, quella spagnola di Granada (capofila) e l’università dell’Egeo di Lesbo, in Grecia.

Si chiama Migrimage (Migrazione e Comunicazione: la Frontiera Sud) il programma, finanziato dal programma europeo Erasmus+, nell'ambito dei partenariati strategici per l'istruzione superiore, che punta a diventare un riferimento negli studi accademici sulle culture di confine e nell'uso in particolare dei nuovi media digitali interattivi, utilizzati però da una prospettiva e con un interesse interculturale, aperto e inclusivo. «La nostra scommessa è formare una nuova classe di giornalisti consapevoli dell’urgenza di un nuovo approccio alla questione migratoria e agli studi transfrontalieri – dichiara il professor Stefano Cristante, responsabile scientifico del progetto per l’Università del Salento –. Appare incredibile che ancora non si accetti che l’Homo sapiens sia prima di tutto un migrante. Se la migrazione è dovuta ad una problematica reale, è anche e soprattutto un'opportunità di evoluzion: è noto che le società umane si siano costituite a partire da movimenti migratori che dall’Africa si sono diffusi nel resto del mondo».

Oggi si è chiuso a Lecce, al Dipartimento di Storia, società e studi sull’uomo, il terzo incontro dedicato alla progettazione del programma Migrimage. Si tratta di gettare le basi per un piano di studi post-laurea interuniversitario e transnazionale, che vede la co-partecipazione anche di tre Ong: Asociación Solidaria Andaluza de Desarrollo, Arci Lecce e Lesvos Solidarity. L’obiettivo è creare un percorso capace di coniugare studi frontalieri, nuovi media, sociologia e geografia umana delle migrazioni, attraverso la coesistenza di diversi strumenti per la didattica (lezioni, seminari, workshop, Webdoc, Mooc). In particolare, mira a mettere in discussione criticamente gli stereotipi negativi e la stigmatizzazione dei migranti, offrendo un prototipo di un percorso formativo completo affinché i giovani, europei e stranieri, siano interlocutori diretti di un dialogo interculturale. Coordinato dal prof. Domingo Sánchez-Mesa Martínez, docente di Teoria delle letterature e letterature comparate a Granada, Migrimage vuole scandagliare le realtà che si affacciano sul mar Mediterraneo, in cui la situazione migratoria sta mostrando il suo volto più critico, tra l'inasprimento delle politiche migratorie e la chiusura delle frontiere che provocano un aumento dell'incitamento all'odio nella società. Particolare attenzione sarà dedicata a un’analisi delle immagini create dai media (inclusi social network, letteratura e cinema), al fine di creare spazi di discussione e nuovi formati. Obiettivo ultimo del progetto è la creazione di una “Border Film and Journalism School”, che sia anche una piattaforma di collaborazione per tutti gli operatori coinvolti nel progetto, al fine di promuovere una autentica “cultura migratoria” che è anche il fondamento della nostra identità. «Vogliamo offrire agli studenti – conclude Cristante - strumenti per affrontare la questione migratoria non come un'emergenza sociale, ma ripensandone il modello narrativo –. La nostra speranza è che progetti come Migrimage ci aiutino ad aprire la mente e uscire dall'illusione che le migrazioni siano un macigno che grava sulle spalle dell'Occidente».

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