sabato 30 marzo 2013
​A sorpresa il giro di consultazioni lampo si chiude senza nessuna dichiarazione ufficiale. Finiti i colloqui il Colle tace. Necessaria un’ulteriore pausa di riflessione per una situazione di stallo con pochi precedenti e con la complicazione del semestre bianco. E il Presidente della Repubblica avverte i partiti: potrei passare la mano per restituire al Colle tutti i poteri.
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La notte più lunga di Giorgio Napolitano. Quella della presa d’atto, dopo le consultazioni lampo (e il semi fallimento di Pier Luigi Bersani), dello stallo istituzionale. Una notte di riflessione, che potrebbe produrre stamattina un supplemento di approfondimento: dal Quirinale fanno sapere che non è ancora fissata l’ora di riapertura della sala stampa per una comunicazione del Presidente, attesa per ieri sera e che invece non c’è stata. Segno chiaro del tormento di Napolitano, per lo stallo che persiste, in un momento in cui il Paese non può permettersi di scherzare.Un fine mandato che non avrebbe mai pensato così tormentato, e che ora è tentato di accorciare. Perché la possibilità che il capo dello Stato non ha mancato di mettere in campo di fronte ai partiti riottosi, ieri, è che possa lasciare anche subito, senza attendere metà aprile per convocare le Camere in seduta congiunta, con il mandato del Quirinale che scade un mese dopo, a metà maggio.Il ragionamento di Napolitano, ripetuto ieri anche alla delegazione del Pd, è questo: se a pesare sulla mancata presa di responsabilità dei partiti è anche il semestre bianco, ossia l’impossibilità di sciogliere le Camere che la Costituzione conferisce al Quirinale come rimedio allo stallo del Parlamento, la via d’uscita potrebbe anche essere quella di ripristinare al più presto questo contrappeso assegnato al Colle, con l’elezione del nuovo presidente. Non è un ragionamento compiuto, forse solo una velata minaccia ai partiti affinché non traccheggino sulla pelle del Paese. Perché lasciare a questo Parlamento, ora, la scelta del successore, potrebbe anche essere non la soluzione dello scontro ma la sua deflagrazione, coinvolgendo anche il massimo organo di garanzia istituzionale.Per cui varie opzioni restano ancora sul tavolo. Anche quella di una semi-prorogatio del governo Monti, con un presidente istituzionale incaricato di andare presiederlo, in luogo dell’attuale premier ora leader di partito, nell’attuale composizione, per aggirare questa fase così complicata. Da ieri però non c’è più l’ipotesi più accreditata: un incarico a una personalità di rango europeo di cui si parlava insistentemente fino a 24 ore prima. Perché, Napolitano l’ha spiegato con chiarezza, non si può pensare in una situazione del genere di bruciare una personalità di peso, né si può ipotizzare che questa accetti. Napolitano non esclude invece un incarico esplorativo a un’alta personalità istituzionale per condensare un programma di priorità condivise da consentire a quel punto un incarico pieno con maggiori possibilità di riuscita.Ma la sensazione è che lo stallo sul governo sposti ora la contesa sul Quirinale: sbloccata quella con un armistizio fra i duellanti Pd e Pdl si potrebbe pensare di andare allargare l’armistizio anche all’esecutivo, che intanto potrebbe andare avanti con la soluzione della proroga a Monti. Ma senza Monti.
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