martedì 12 marzo 2013
Il Capo dello Stato dopo l'«allarmante spirale di polemiche»: il controllo di legalità è un imperativo, ma Berlusconi deve poter partecipare alla politica. «Aberrante ipotesi» quella di mettere «fuori gioco» il leader del centrodestra «per via giudiziaria». No a «tensioni destabilizzanti».
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Mettere «fuori gioco» Berlusconi «per via giudiziaria» è un’ «aberrante ipotesi» da non «prendersi nemmeno in considerazione», ma anche un «inammissibile sospetto». È però necessario osservare «scrupolosamente i principi del "giusto processo"... con particolare attenzione per le garanzie da riconoscere alla difesa». E «quanti sono chiamati a indagare e giudicare» si devono guardare «dall’attribuirsi missioni improprie». Ma questo non giustifica «quanto accaduto ieri lunedì, ndr)... sfociato in una manifestazione politica senza precedenti all’interno del palazzo di giustizia di Milano». Mentre il «più severo controllo di legalità» è «un imperativo assoluto per la salute della Repubblica da cui nessuno può considerarsi esonerato in virtù dell’investitura popolare ricevuta». Parole chiare e nette, quelle di Giorgio Napolitano, dopo aver incontrato nella mattina i vertici del Pdl e nel pomeriggio l’ufficio di presidenza del Csm (oggi il pleum ne discuterà). Ma anche preoccupate perché «in questo momento si registra purtroppo un’allarmante nuova spirale di polemiche tra voci che si levano dall’uno e dall’altro campo».Non è la prima volta di Napolitano. «Negli anni del mio mandato, ho considerato e affrontato come problema essenziale quello del ristabilimento di un clima corretto e costruttivo nei rapporti tra giustizia e politica» che «non possano percepirsi ed esprimersi come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco, anziché uniti in una comune responsabilità istituzionale». Ma la «nuova spirale» teme che ora possa avere conseguenze sulla già difficile situazione politica. «In effetti – sottolinea – dopo le elezioni del 24 febbraio, e anche per effetto della situazione che ne è scaturita, ma soprattutto per l’estrema importanza e delicatezza degli adempimenti istituzionali che stanno venendo a scadenza, occorre evitare tensioni destabilizzanti per il nostro sistema democratico». E questa «nuova spirale» sicuramente lo è. Così il presidente rivolge «con grande forza un appello al rispetto effettivo del ruolo e della dignità tanto della magistratura quanto delle istituzioni politiche e delle forze che le rappresentano». Perché «non appaia messa in questione né la libertà di espressione di ogni dissenso né l’autonomia e l’indipendenza della magistratura». Un appello «affinché in occasione dei processi si manifesti da ogni parte "freddezza ed equilibrio" e affinché da tutte le parti in conflitto - in particolare quelle politiche, titolari di grandi responsabilità nell’ordinamento democratico - si osservi quel senso del limite e della misura, il cui venir meno esporrebbe la Repubblica a gravi incognite e rischi».Un appello all’equilibrio... molto equilibrato, quello del capo dello Stato, nella sua veste di presidente del Csm. Così nell’incontro con Angelino Alfano e i capigruppo Gasparri e Cicchitto, tira le orecchie al Pdl. Ma poi in serata non è da meno con parte della magistratura. Così, ancora, se in mattinata aveva espresso «il suo vivo rammarico» per le nuove tensioni culminate con la "marcia" sul tribunale di Milano, in serata ha definito «comprensibile la preoccupazione dello schieramento che è risultato secondo, a breve distanza dal primo, nelle elezioni del 24 febbraio, di veder garantito che il suo leader possa partecipare adeguatamente alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento che si proietterà fino alla seconda metà del prossimo mese di aprile». Aggiungendo però, poi, quegli aggettivi «aberrante» e «inammissibile», come a disinnescare le accuse pidielline.
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