mercoledì 3 aprile 2013
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​Saggi al lavoro, e Giorgio Napolitano sente il dovere di precisare con una nota da cui traspare tutta la sua amarezza. «Per essere utili, il tempo giusto è tra otto e dieci giorni», precisa, per venire incontro alle obiezioni dei partiti, in particolare del Pdl. «Sabato - ricorda - ho proceduto in condizioni di particolare urgenza e difficoltà, data anche la coincidenza festiva». Parole che testimoniano di un fine mandato che gli riserva le amarezze maggiori per una scelta che vedeva nelle sue dimissioni l’unica alternativa possibile. Scartata solo per il disastro cui avrebbe esposto il Paese, in base alle concordi valutazioni di tutti gli interlocutori sentiti (da Mario Monti a Mario Draghi). «L’indubbio valore dei nomi non mi ha messo al riparo da equivoci e dubbi circa i criteri della scelta». L’amarezza viene alla luce nel rivolgersi al gruppo di lavoro in materia economico-sociale e poi a quello in materia istituzionale. Le commissioni si riuniranno al Quirinale, presso l’archivio storico. E torneranno a farlo già oggi.C’è ora chi registra la circostanza che il 12, proprio in coincidenza della scadenza fissata da Napolitano, il Pdl andrà in piazza, a Bari. Con la Lega, anch’essa scettica, che attraverso Roberto Maroni dice «no ai bizantinismi». E, visto che la convocazione della seduta comune per eleggere il nuovo capo dello Stato sembra slittare al 18, ci sarà un’estrema possibilità da parte del Quirinale per verificare se ci sono margini per una rapida consultazione. O ci sarà solo da passare la mano al successore che, a quel punto, non potrebbe far altro che prendere atto della rottura e accelerare sullo scioglimento, potere di cui Napolitano non dispone, nel semestre bianco. A meno che non sia proprio la modalità per l’elezione del nuovo capo dello Stato a sancire il disgelo, ed è l’auspicio di Napolitano, con qualche timida apertura che arriva ora da Pier Luigi Bersani.Ma la cosa che più addolora il capo dello Stato, si sa, sono le polemiche sulla mancata presenza di donne, dopo sette anni in cui la pari opportunità nelle istituzioni è stata un suo leit motiv. «Comprendo il disappunto che con accenti polemici si è espresso per non aver inserito in quella rosa personalità femminili. Mi dispiace e me ne scuso - arriva a dire -, pur trattandosi di organismi di breve durata cui ho dato vita con obbligata estrema rapidità». E ricorda come per scelte pregresse «per la Corte Costituzionale e il Cnel» abbia dato «giusto peso alla componente femminile».Ma per un «decisione di portata assai limitata» Napolitano considera del tutto immotivate «reazioni di sospetto e interpretazioni francamente sconcertanti. Qui - rimarca - non si crea nulla che possa interferire né nell’attività del Parlamento, né nelle decisioni che spettano alle forze politiche», che quindi richiama nuovamente alle loro responsabilità. Nella «condizione di impossibilità» in cui si è trovato a operare l’obiettivo minimale perseguito era quello di «creare condizioni più favorevoli a sbloccare una situazione politica irrigidita». Nessuna pretesa di indicare «soluzioni di governo», precisa stavolta rivolto più al Pd, nettamente contrario alle larghe intese. Ma solo il tentativo di rimettere al centro le «questioni da affrontare, permettendo una misurazione delle divergenze e convergenze».
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