sabato 31 luglio 2010
Il presidente della Repubblica è intervenuto oggi durante la cerimonia di saluto dei nuovi componenti del Csm. Un appello ad alzare la guardia contro le pratiche spartitorie e i collegamenti politici che possono «colpire fatalmente quel bene prezioso che è la credibilità morale, l'imparzialità e la terzietà del magistrato».
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«Nessuno è più di me consapevole dell'importanza decisiva dell'affermazione e del consolidamento di rigorose regole deontologiche per i magistrati e per gli stessi componenti del Consiglio». Lo ha detto il presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano, parlando alla cerimonia di saluto dei nuovi componenti del Csm al Quirinale. «A ciò - ha proseguito - si potrà dedicare con la necessaria ponderazione il nuovo Csm anche alla luce di vicende recenti, di ampia risonanza nell'opinione pubblica, e di indagini giudiziarie in corso, di fenomeni di corruzione e di trame inquinanti che turbano e allarmano, apparendo essi, tra l'altro, legati all'operare, come ho di recente detto, di "squallide consorterie", delle quali tuttavia spetterà alla magistratura accertare l'effettiva fisionomia e rilevanza penale»Già nella risoluzione adottata dal Csm il 20 gennaio di quest'anno si è mostrata consapevolezzadella percezione da parte dell'opinione pubblica che, «alcune scelte consiliari siano in qualche misura condizionate da logiche diverse, che possono talvolta affermarsi, "pratiche spartitorie" rispondenti ad "interessi lobbistici, logiche trasversali, rapporti amicali o simpatie e collegamenti politici"». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante il discorso di saluto dei nuovi componenti del Csm e sottolineando che "bisogna alzare la guardia nei confronti di simili deviazioni e di altre che finiscono per colpire fatalmente quel bene prezioso che è costituito dalla credibilità morale e dall'imparzialità e dalla tezietà del magistrato»Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel ricordare la sua attività come presidente del Csm, sottolinea la volontà di «interpretare questo suo ruolo» con «fedeltà convinta e attiva al principio costituzionale dell'autonomia e indipendenza della magistratura: con iniziative e posizioni che pongano l'altissima funzione dell'indagare e del giudicare al riparo da una spirale fatale di recriminazioni e di scontri sul piano politico e perseguano in tutti i sensi un corretto equilibrio istituzionale».«Un equilibrio - ha aggiunto - di cui dovranno farsi carico anche riforme in materia di giustizia che tendessero a rimodularlo».«Sugli annunci di tali riforme - dice il presidente della Repubblica - così come sulle ipotesi che possono liberamente prospettarsi, non ho nulla da dire. Attendo di conoscere testi di proposte da discutere in Parlamento per fare ciò che mi compete».
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