sabato 8 maggio 2010
Il presidente della Repubblica celebra oggi al Quirinale il ricordo per le vittime del terrorismo: «Anche il nostro paese non è esente da contagi e da infiltrazioni di quel terrorismo». Nella strage di Ustica oltre a «intrecci eversivi, ci furono anche intrighi internazionali».
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I morti, il sangue, i lutti; ma anche la privazione improvvisa di tante competenze e professionalità messe al servizio del Paese: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sottolinea anche quest'ultimo aspetto, nel celebrare al Quirinale il Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi, ospitando al Salone dei Corazzieri i famigliari di coloro che hanno perso la vita negli 'anni di piombò.Il capo dello Stato ricorda "la gravità delle ferite subite dalla nostra comunità nazionale" e commenta queste gravi perdite, considerandole anche come "un impoverimento che è stato, insieme con lo sconvolgimento della vita civile e della vita politica, il prezzo pagato dall'Italia a quella deriva ideologica generazionale e a quei torbidi intrecci eversivi che espressero e alimentarono il terrorismo tra gli anni Settanta e Ottanta dello scorso secolo".Napolitano mette l'accento in particolare, sul "sacrificio di uomini di legge" sottolineando che "da magistrati, avvocati, docenti di diritto, venne un contributo peculiare di fermezza, di coraggio e insieme di quotidiana serenità e umanità, nello svolgimento di una funzione essenziale per poter resistere all'ondata terroristica e per averne ragione: la funzione dell'amministrare la giustizia secondo legge e secondo Costituzione, sempre, contro ogni minaccia e ogni prevaricazione".Tornando con il pensiero a quello che definisce come "il clima angoscioso di tensione, anche sul piano politico e istituzionale" di quegli anni, il presidente della Repubblica confessa: "Si fa quasi fatica a rivivere quel che significò per anni l'interrogarsi sulle sorti, circondate allora di pesanti incognite, della democrazia e della Nazione. L'Italia -ricorda- corse rischi estremi". Per il capo dello Stato, "ci dà forza il ricordarlo, perchè sapemmo uscirne nettamente, pur pagando duri prezzi".Osserva, a tal proposito Napolitano: "Avemmo così la prova di quanto profonde fossero tra gli italiani le riserve di attaccamento alla libertà, alla legalità, ai principi costituzionali della convivenza democratica, su cui poter contare". Riserve che, sottolinea significativamente il presidente della Repubblica, "vanno accuratamente preservate, ravvivate e messe in campo, anche nella situazione attuale del paese e del mondo che ci circonda". Infatti, "dall'esterno dell'Italia, da diverse aree di crisi e di conflitto meno lontane dell'Europa di quanto magari non dica la carta geografica, giungono fino a noi gli echi del più cupo fondamentalismo, del rifiuto di ogni dialogo tollerante e aperto tra sistemi di valori diversi. E giungono insieme le insidiosissime diramazioni del terrorismo internazionale".Avverte il Quirinale: "anche il nostro paese non è esente da contagi e da infiltrazioni di quel terrorismo: l'impegno di vigilanza su tale versante -ammonisce- deve essere più che mai forte, congiungendosi con quello che esplichiamo con la partecipazione a missioni internazionali di garanzia della pace e della stabilità, in aree di crisi tra le più esposte e difficili".
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