martedì 21 settembre 2010
Una riforma con il più ampio consenso possibile, per mettersi alla pari con il livello di istruzione di altri Paesi concorrenti dell'Italia nella competizione globale. È quanto avverte il presidente della Repubblica, inaugurando il nuovo anno scolastico - alla presenza del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini - nel cortile d'onore del Quirinale.
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La scuola italiana deve cambiare, con il più ampio consenso possibile, per mettersi alla pari con illivello di istruzione di altri Paesi concorrenti dell'Italia nella competizione globale. È quanto avverte il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, inaugurando il nuovo anno scolastico - alla presenza del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini - nel cortile d'onore del Quirinale. «Sia chiaro - scandisce il capo dello Stato - di cambiamento c'era e c'è bisogno. D'altronde - osserva - sulle direttrici di massima degli interventi necessari si è da tempo evidenziato un consenso ampio, al di là delle divisioni di parte». Il Capo dello Stato dà atto che «negli ultimi decenni abbiamo conseguito notevoli passi avanti anche in termini di percentuale di diplomati e di laureati e questo ci ha consentito di avvicinarci alla media dei Paesi sviluppati. Tuttavia, anche se stiamo correndo più in fretta di altri, non abbiamo raggiunto i Paesi più avanzati. Dunque - non si nasconde Napolitano - siamo rimasti ancora indietro, rispetto a una risorsa cruciale per affrontare una dura competizione globale».Napolitano non manca di esortare a investire di più, nella scuola e nella formazione dei suoi docenti, nonostante il perpetuarsi della crisi economica. «Nel portare avanti l'impegno comune categorico per la riduzione del debito pubblico - sottolinea infatti il presidente della Repubblica - bisogna riconoscere la priorità della ricerca e dell'istruzione nella ripartizione delle risorse pubbliche disponibili. Riformare con giudizio si deve; occorre sanare squilibri, disparità, disuguaglianze che si presentano anche nell'istruzione che, al contrario, dovrebbe proprio servire a colmare le disuguaglianze».Ecco allora che «se vogliamo che la scuola funzioni come un efficace motore di uguaglianza e come un fattore di crescita, bisogna che si irrobustisca e, per farlo, occorre partire da diagnosi adeguate», afferma significativamente il capo dello Stato. In particolare, «per elevare la qualità dell'insegnamentooccorre motivare gli insegnanti -esorta Napolitano- richiedere che abbiano un'adeguata formazione ma anche offrire loro validi strumenti formativi e di riqualificazione: su tutto questo, è necessario investire. Nel passato non lo si è fatto abbastanza e si sono prodotte situazioni pesanti. Occorre, dunque, qualificare e riqualificare coloro che aspirano ad una assunzione a tempo indeterminato».
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