mercoledì 15 settembre 2010
Il capo dello Stato registra compiaciuto «l’evoluzione auspicabile e costruttiva» della situazione politica ed «apprezza» l’impegno di Berlusconi. Poi auspica più attenzione per il Sud e un federalismo solidale e dichiara: «Contro di me polemiche sgarbate».
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Apprezzamento per l’operato del premier Silvio Berlusconi ma anche una puntigliosa difesa del proprio operato, forse anche a futura memoria del centrodestra. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, prende spunto della sua trasferta a Salerno per togliersi più di un sassolino dalla scarpa, ma l’operazione è così elegante da strappare gli applausi per il suo «senso di equilibrio istituzionale», «vera stella polare» del Quirinale, da parte di un berlusconiano doc come Osvaldo Napoli. Il Capo dello Stato registra con compiacimento la «evoluzione auspicabile e costruttiva» che negli ultimi giorni si è evidenziata sulla prospettiva di prosecuzione e di rilancio dell’attività di governo e parlamentare, due punti sui quali ha manifestato «apprezzamento per le impegnative valutazioni recentemente espresse» da Berlusconi."Io ve l’aveva detto", sembra a questo punto rinfacciare il Quirinale rammentando che a metà agosto aveva indicato a tutte le forze politiche «le conseguenze per il Paese del precipitare della situazione verso un vuoto politico e verso un durissimo scontro elettorale». Esprimere quella «preoccupazione», spiega Napolitano, era il dovere del presidente, perché gli «interessi generali» della Nazione fanno tutt’uno con la «garanzia di continuità della vita istituzionale». Ma per tutta risposta, lamenta la prima carica dello Stato, «si sono invece succeduti per settimane ogni giorno, interventi orientati in tutt’altro senso, in allusiva polemica (allusiva e non sempre garbata) nei miei confronti». In quei giorni di solleone, infatti, il pidiellino Maurizio Bianconi era arrivato al punto di accusarlo di «tradire la Costituzione».«Mi si è così premurosamente spiegato – nota ora Napolitano sul filo del sarcasmo – come il ricorso al popolo ovvero alle urne sia il sale della democrazia e il balsamo per tutte le sue febbri; e si è mostrato stupore per il fatto che il presidente della Repubblica non apparisse pronto, con la penna in mano, a firmare un decreto di scioglimento delle Camere». Ma la democrazia «deve essere ordinata secondo regole» (leggi: Costituzione), insiste il presidente , per potersi svolgere in modo fecondo». Tra queste regole «vi è in ogni Paese democratico quella di una durata prestabilita delle legislature parlamentari» per il tempo necessario a risolvere problemi complessi. Nella nostra Costituzione, e quasi dovunque, mette in chiaro il presidente, gli anni sono cinque. E come se non bastasse Napolitano cita a riprova delle sue tesi la riforma elettorale del 1993, e quanto avvenuto nelle legislature fino al 2006.Bene il risanamento, aggiunge, ma non dimenticare «l’imperativo della crescita che è vitale per il Mezzogiorno» e «riguarda il futuro dei giovani», puntualizzando che il tasso di disoccupazione per loro, raggiunge il livello più elevato.Il Capo dello Stato chiede uno stop alle «penose dispute contabili e recriminazioni sul dare e l’avere tra Nord e Sud». E rimarca che «non ci si può comunque abbandonare a rappresentazioni tutte in nero del Sud e tutte in bianco, o bianco-oro, del Centro-nord». Questo non vuol dire essere «indulgenti» verso «le insufficienze» che classi dirigenti, politici, amministratori hanno mostrato nel Sud. Cosa che i meridionalisti non hanno mai fatto. In ogni modo per il Mezzogiorno serve «più coordinamento, e più regia a livello nazionale». Nessun «bastone tra le ruote» del federalismo, ma nemmeno si può giocare con le parole: i caratteri «solidale» e «costruttivo» devono «essere rispecchiati» nei provvedimenti approvati.
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