venerdì 19 luglio 2013
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Giorgio Napolitano blinda il governo Letta. E ammonisce chi prova a indebolirlo: si finirebbe per offrire «pesanti ragioni ai detrattori del nostro Paese, pronti a proclamare la nostra ingovernabilità e inaffidabilità». Non solo: «I contraccolpi, nelle relazioni internazionali e nei mercati finanziari potrebbero risultare irrecuperabili». Era da aspettarsi che il Quirinale offrisse di nuovo il suo ombrello protettivo all’esecutivo delle larghe intese in difficoltà, nella cui genesi molto ha pesato il ruolo del Colle, ma il capo dello Stato, alla cerimonia del Ventaglio con la stampa parlamentare, si spende persino oltre le attese. Fino ad ammonire chi coltiva «propositi alternativi, in apparenza velleitari». Ipotesi «fumose o arbitrarie», ma l’invito, secco, a chi le coltiva è a non contare su «decisioni che quando si fosse creato un vuoto politico spetterebbero al Presidente della Repubblica».Non delude le attese, la tradizionale cerimonia di saluti prima delle ferie della stampa parlamentare al Quirinale e - merito anche dello stile garbato quanto incalzante che usa nell’introduzione la presidente Alessandra Sardoni - nessuno dei temi caldi viene eluso. Non il caso Calderoli-Kyenge, non l’imbarazzante affare kazaco, sul quale la difesa dell’esecutivo del presidente non è meno tenace. Solo sul suo personale destino legato, fin dal suo discorso alle Camere anche alla capacità riformatrice del Parlamento, Napolitano glissa. «Mi spiace di non poter rispondere» su scelte che «non starò certo ora ad anticipare». Ma ecco un nuovo avvertimento: «Non ci si avventuri a creare vuoti, a staccare spine, per il rifiuto di prendere atto di ciò che la realtà politica post-elettorale ha reso obbligato e per un’ingiustificabile sottovalutazione delle conseguenze cui si esporrebbe il Paese».Dunque, avanti con la collaborazione anomala quanto obbligata su cui si regge questo governo. Ma se queste parole suonano come indirizzate particolarmente al Pd - e non è difficile intravedere nello sgonfiarsi della mozione di sfiducia anti-Alfano un primo, immediato, effetto del monito del Colle - Napolitano non manca di rivolgersi anche al Pdl perché «sgombri il terreno da sovrapposizioni improprie tra vicende giudiziarie dell’onorevole Berlusconi e prospettive di vita del governo». E, in esplicito riferimento alla sentenza Mediaset attesa per il 30 luglio, «è interesse comune - auspica - affidarsi con rispetto, senza pressioni, alle decisioni della Corte di Cassazione, e affidarsi correttamente, chi ha da difendersi, all’esercizio dei diritti della difesa».Ma è durissimo, Napolitano, anche sulla «inaudita storia» della «precipitosa espulsione dall’Italia della madre kazaka e della sua bambina», sulla base di una «reticente e distorsiva» rappresentazione del caso, e di una «pressione e interferenza inammissibili da parte di qualche diplomatico straniero». Una vicenda che suscita anche «interrogativi sul modo di garantire pienamente diritti fondamentali nel nostro Paese». Ma si tratta, di nuovo, di una difesa dell’operato del governo, «che ha opportunamente deciso di sanzionare comportamenti di funzionari titolari di delicati ruoli in materia di sicurezza», che hanno assunto «decisioni non sottoposte al necessario vaglio dell’autorità politica», senza «verifiche e valutazioni rigorose». Una vicenda che ha creato «motivi d’imbarazzo e di discredito per il Paese» al pari degli attacchi razzisti al ministro dell’Integrazione. Ma ora occorre un «argine comune» dinanzi all’«ingiuria indecente e aggressiva», specie se a sfondo «razzista e maschilista». Tanto più grave se «pronunciata da chi dovrebbe unire alla dignità personale quella istituzionale», e qui davvero il riferimento al leghista Calderoli, pur senza nominarlo, è chiarissimo.
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