martedì 31 gennaio 2012
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"L'essenziale è che esca da questa crisi un'Italia più sobria e più giusta". Giorgio Napolitano sceglie Bologna per sollecitare nuovamente riforme istituzionali, oltre a quelle economiche e sociali e auspica che da questa fase critica il Paese possa uscire migliorato, a condizione, ovviamente, che i sacrifici siano equamente divisi: "Nessun gruppo sociale a  può essere esentato da sacrifici e cambiamenti".La coesione sociale, ha sottolineato il Capo dello Stato nella giornata conclusiva della sua visita nel capoluogo emiliano, "è un aspetto molto importante in tutte le politiche pubbliche" ma " non può significare immobilismo". "La coesione sociale è un bene prezioso" occorre "evitare che diventino dirompenti i conflitti" se è necessario "per seguire un criterio di solidarietà". Ma si devono superare le "spinte troppo conservatrici presenti nella nostra società". Una delle preoccupazioni principali del Capo dello Stato, infatti, è il destino delle giovani generazioni e ancora una volta ha ammonito: "non possiamo lasciare sulle spalle delle generazioni più giovani questa spaventosa eredità. Siamo in un tunnell dal quale dobbiamo uscire con i sacrifici". Poi è tornato, per il secondo giorno consecutivo, sulla necessità di riforme istituzionali, compresa quella del federalismo fiscale. "Sul fronte degli assetti istituzionali - ha spiegato Napolitano - c'è stato molto conservatorismo". Molte questioni accumulatesi nel tempo "vengono affrontate con molto ritardo e dunque si sono aggrovigliate. Parlo dell'architettura istituzionale dei piani alti e anche meno alti. Siamo ancora alle prese con una riforma del Parlamento del bicameralismo perfetto. E non sarà facile venirne fuori nemmeno in questo momento nonostante appelli esollecitazioni. Queste questioni devono essere messe in calendario" .Prima fra tutte occorre mettere in agenda la riforma delle Province. "Avremmo fatto bene a scegliere una strada da percorrere niente di meno che 42 anni fa  - ha detto Napolitano - quando vennero eletti i consigli regionali. Probabilmente quello era il momento in cui si creava una dimensione per rivedere altre catene istituzionali. Bisogna mettere bene a fuoco il nodo delle Province già accennato dal Governo Monti erisolvere con razionalità e con una visione d'insieme".
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