venerdì 18 aprile 2014
Il presidente della Repubblica ha chiesto una copia delle "carte" al Tribunale di sorveglianza.
Berlusconi sferza le toghe

 

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Il primo a chiedere 'la carta' è stato Giorgio Napolitano. Si é mosso su­bito dopo il laconico comunicato del Tribunale di sorveglianza emesso il 15 mattina. Lo ha fatto attraverso i carabi­nieri, che garantivano l’autenticità del­la richiesta del presidente della Repub­blica al presidente della sezione di 'sor­veglianza' Pasquale Nobile de Santis. Sempre i carabinieri hanno inviato poi le dieci pagine a Roma, verosimilmen­te con un fax. Stesso sistema col quale il 'dispositivo' era stato notificato al condannato Silvio Berlusconi e ai suoi avvocati,Franco Coppi e Niccolò Ghe­dini. La richiesta, che seppur legittima non ha precedenti, ha creato sorpresa non perplessità al Tribunale di Sorve­glianza. Sarebbe stato inopportuno che il Quirinale si fosse rivolto ai difensori o al procuratore generale Antonio La­manna, che ne avevano copia.  Napolitano, come tutti, conosceva già i dettagli e i tempi d’impiego nella strut­tura dove Berlusconi, con dieci mesi e mezzo di 'volontariato', cancellerà quel che resta della condanna a quattro an­ni per frode fiscale. Più importante per lui conoscere da subito il profilo dise­gnato dal giudice relatore Beatrice Cro­sti e soprattutto i paletti nei quali il con­dannato dovrà svolgere l’attività pub­blica. Se di conseguenza è possibile che il capo dello stato tenga aperto un canale di comunicazione o incontri l’ex presi­dente del Consiglio. Che Berlusconi sia ancora «persona so­cialmente pericolosa e non del tutto rie­ducata » è la premessa che giustifica giu­ridicamente l’affidamento in prova. Ma è comprensibile l’interesse di Napolita­no a pesare la «scemata pericolosità so­ciale » del capo del maggior partito di op­posizione. Quanto valgano «gli indici di recupero dei valori morali perseguiti dal­l’ordinamento», che hanno giustificato margini tanto ampi per l’agibilità poli­tica. Magari in caso di un’eventuale do­manda di grazia. Berlusconi deve concordare entro il 25 aprile con l’Ufficio esecuzione penale e­sterne (Uepe) la data d’inizio e la ca­denza settimanale per il 'volontariato' alla Sacra Famiglia, il Centro di assi­stenza per anziani di Cesano Boscone. Potrebbe anche delegare uno dei suoi celebri avvocati o addirittura un giova­ne di studio per concordare i dettagli con gli assistenti dell’Uepe. Improbabile debba davvero sottoporsi a colloqui che che ne misurino gli «indici di resipi­scenza». Il direttore del Centro ha già fat­to sapere che ha ottimi operatori addetti all’assistenza degli anziani. Che dunque a Berlusconi basta attenersi al pro­gramma già delineato e a lui più conso­no: «Attività sociali e animative, ricrea­tive, relazionali, espressive e culturali».
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