sabato 18 ottobre 2014
​Sono Daria De Pretis e Nicolò Zanono. Il Colle sprona il Parlamento a fare presto e a designare gli altri due membri del Corte costituzionale. Ma dopo la ventesima fumata nera c'è ancora incertezza sui nomi.
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Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con decreto ha nominato giudici della Corte Costituzionale la professoressa Daria De Pretis, ordinario di diritto amministrativo nell'Università degli Studi di Trento e il professor Nicolò Zanon, ordinario di diritto costituzionale nell'Università degli Studi di Milano, in sostituzione dei Giudici professor Sabino Cassese e professor Giuseppe Tesauro, i quali cessano dalle loro funzioni il prossimo 9 novembre. Il decreto è stato controfirmato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. La scelta di Napolitano di procedere senza indugio alle due nomine di sua competenza mentre le Camere da mesi sono in una situazione di completo stallo vuole essere uno sprone. "Il Parlamento segua rapidamente - afferma il Colle con una nota - C'è esigenza che Corte sia in pienezza composizione". "Ancora una volta dal presidente Napolitano è venuta una lezione alla classe politica e un atto d'amore per il Paese: per la tempestività con cui si è assunto le proprie responsabilità, anche di fronte all'evidente incapacità di altre istituzioni, e per la qualità delle persone che ha ritenuto di investire dell'incarico di giudici costituzionali" ha detto Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del Nuovo Centrodestra.    Ieri il Parlamento in seduta comune ha fatto registrare l'ennesima fumata nera: la numero venti, per la precisione. La data di una nuova convocazione per ora non c'è. Dopo che a fine giugno hanno lasciato la Corte i giudici Gaetano Silvestri e Luigi Mazzella, eletti dal Parlamento, il 9 novembre termineranno il loro mandato il presidente Giuseppe Tesauro e Sabino Cassese, che furono nominati da Carlo Azeglio Ciampi e sono stati appena sostituiti da Napolitano. Tecnicamente, il numero minino perché la Corte, che nel suo plenum è composta di 15 elementi, possa deliberare è di 11 giudici. Non è escluso che le Camere possano concedersi altro tempo visti i provvedimenti urgenti che incombono: legge di stabilità, sblocca Italia, rientro dei capitali con autoriciclaggio, e soprattutto Jobs Act. Provvedimenti che rendono indispensabile una trattativa serrata non solo con l'opposizione, ma all'interno della maggioranza e dello stesso Pd. Lo stesso premier Renzi è interessato a portare a casa il risultato innanzitutto su questo fronte, rispetto al quale l'orizzonte che riguarda la Consulta si può spostare in avanti, rendendo a quel punto la trattative uno snodo meno complesso e con più possibilità di manovra. Questo potrebbe allungare i tempi anche fino a novembre inoltrato, ma per la verità non è certo la prima volta che il Parlamento impiega mesi per eleggere i giudici costituzionali. L'intesa sui futuri nomi per ora non c'è. I negoziati hanno visto avvicendarsi nel corso delle settimane Luciano Violante, Donato Bruno, Antonio Catricalà, Ignazio Caramazza. Nessuno ha visto il quorum e ora è assai probabile che lo schema di gioco debba cambiare e che prendano piede candidature meno politiche, affidate a giuristi di rango. Tra i "papabili" Massimo Luciani in quota centrosinistra, mentre per il centrodestra sarebbero in salita le quotazioni Giovanni Guzzetta. Questo imporrebbe un fine corsa per Violante, ma le incognite sono ancora molte.
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