martedì 17 aprile 2012
​Lo afferma il presidente della Repubblica nel videomessaggio al convegno commemorativo promosso a Ravenna per il centenario della nascita di Benigno Zaccagnini.
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​Il partito e la politica "non sono il regno del male, del calcolo particolaristico e della corruzione. Il marcio ha sempre potuto manifestarsi, e sempre si deve estirpare: ma anche quando sembra diffondersi e farsi soffocante, non dimentichiamo tutti gli esempi passati e presenti di onestà e serietà politica, di personale disinteresse, di applicazione appassionata ai problemi della comunità. Guai a fare di tutte le erbe un fascio, a demonizzare i partiti, a rifiutare la politica". Lo afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel videomessaggio al convegno commemorativo promosso a Ravenna per il centenario della nascita di Benigno Zaccagnini."Quando si ritorna con il ricordo, storico e personale, su una figura come quella di Benigno Zaccagnini, così ricca umanamente e così a lungo intrecciata con lo svolgersi della vita pubblica in Italia, ci si può chiedere per quale aspetto Zaccagnini, la sua visione, la sua esperienza ci parlano oggi più direttamente e a che cosa ci richiamano più intensamente", dice Napolitano. Per il capo dello Stato "l'accento può cadere, certo, su quel che egli fu da uomo della Resistenza, da parlamentare per più di quarant'anni, da rappresentante del movimento politico dei cattolici nella rinata Italia democratica. Ma mi si lasci dire - continua Napolitano - che Benigno Zaccagnini oggi ci parla per come fu tutto quello, per come contribuì a costruire e far vivere la nostra Repubblica, e a difenderla anche nelle circostanze più tragiche e dolorose contro il vile e sanguinario attacco del terrorismo. Egli lo fece da uomo sommamente probo, con quella tensione ideale e morale, e con quello spirito di servizio, che scaturivano da un'autentica vocazione alla politica, praticata con fede nei valori da diffondere e consolidare, senza mai smarrire quello che egli definiva 'l'aspetto più profondamente umano della politicà, e senza venir meno a una ricerca esigente che deve - diceva - 'trasparire dai nostri comportamentì".Ed era in questo quadro, aggiunge Napolitano, che Zaccagnini "invocava il partito come strumento. Ecco, il partito e la politica possono e debbono ancor oggi essere questo. Non sono il regno del male, del calcolo particolaristico e della corruzione. Il marcio ha sempre potuto manifestarsi, e sempre si deve estirpare : ma anche quando sembra diffondersi e farsi soffocante, non dimentichiamo tutti gli esempi passati e presenti di onestà e serietà politica, di personale disinteresse, di applicazione appassionata ai problemi della comunità. Guai a fare di tutte le erbe un fascio, a demonizzare i partiti, a rifiutare la politica".Il capo dello Stato conclude sostenendo che "per cambiare quel che va cambiato, per riformare quel che va riformato oggi qui, senza ulteriore indugio, per trasmettere ai giovani la 'vocazione alla politicà, è il momento di trarre respiro e fiducia dall'esempio - tra i più alti e limpidi che possiamo ricordare - di Benigno Zaccagnin".
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