mercoledì 5 maggio 2010
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha dato il via ufficiale alle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, che culmineranno nel marzo dell'anno prossimo. «Dalle nostre radici – ha detto parlando nell'hangar della portaerei Garibaldi, a Genova – traiamo linfa per rinnovarci». Napolitano ha poi reso omaggio alla figura di Giuseppe Garibaldi e all'impresa dei Mille.
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«Non è solo per ragioni di cronologia storica che le celebrazioni per il 150/o dell'Unità d'Italia partono dalla spiaggia e dallo scoglio di Quarto, a Genova», ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel discorso alla cerimonia ufficiale che dà il via alle celebrazioni che culmineranno nel marzo dell'anno prossimo. «Celebrando il 150/o dell'Unità d'Italia guardiamo avanti, traendo dalle nostre radici fresca linfa per rinnovare tutto quello che c'è da rinnovare nella società e nello Stato», ha aggiunto Napolitano. «Non è retorica reagire a tesi storicamente infondate come quelle tendenti ad avvalorare ipotesi di unificazione solo parziale dell'Italia», bisogna «recuperare la fierezza e l'orgoglio nazionale», «ci è necessaria questa più matura consapevolezza storica comune». Coesione sociale. «Far rivivere nella memoria e nella coscienza del Paese le ragioni di quell'unità e indivisibilità con cui nacque l'Italia» ha detto Giorgio Napolitano, nel discorso di Genova, serve a offrire una «fonte di coesione sociale come base essenziale di ogni avanzamento, tanto del Nord quanto del Sud, in un sempre più arduo contesto mondiale». Il capo dello Stato ha preso la parola nell'hangar della portaerei Garibaldi, attraccata alla stazione marittima di Genova. Al suo fianco, i presidenti del Senato, Renato Schifani, e della Camera, Gianfranco Fini, e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, insieme ai vertici delle forze armate e delle istituzioni locali. Tra gli esponenti politici, il segretario dell'Udc, Pier Ferdinando Casini.Giuseppe Garibaldi. Nel discorso di Genova, Giorgio Napolitano ha reso omaggio alla figura di Giuseppe Garibaldi, all'impresa dei Mille, e ha detto che l'eroe dei Due Mondi è ancora oggi «incomprensibilmente oggetto di grossolane denigrazioni da parte di nuovi detrattori». Difendere la sua figura raccontando come si svolsero i fatti storici, non in modo acritico, non significa «indulgere alla retorica», come alcuni sostengono. Non stiamo seguendo, ha aggiunto, la strada della retorica con le celebrazioni in programma. «È giusto – ha detto – ricordare i vizi d'origine e gli alti e bassi di quella costruzione dello Stato unitario, mettere a fuoco le incompiutezze dell'unificazione italiana e innanzitutto la più grave tra esse, che resta quella del mancato superamento del divario tra Nord e Sud. È giusto quindi anche riportare in luce filoni di pensiero e progetti che restarono sacrificati nella dialettica del processo unitario e nella configurazione del nuovo Stato».«Ma non è retorica – ha concluso – il reagire a tesi storicamente infondate, come quelle tendenti ad avvalorare ipotesi di unificazione solo parziale dell'Italia, abbandonando il Sud al suo destino, che mai furono abbracciate da alcuna delle forze motrici e delle personalità rappresentative del movimento per l'unità". Quel movimento, ha sottolineato, fu il risultato, e non bisogna dimenticarlo, della confluenza didiverse visioni, strategie, tattiche e trame diplomatiche, in «una combinazione prodigiosa» che risultò vincente perchè fu più forte delle tensioni che pur attraversarono il movimento per l'unità d'Italia.
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