lunedì 28 aprile 2014
Manca meno di un mese alla scadenza posta dall Corte europea per i diritti dell'uomo. Il capo dello Stato ringrazia papa Francesco per la telefonata a Pannella. E lancia un nuovo monito alle istituzioni.
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"In effetti, è ora - a distanza di oltre sei mesi dal messaggio da me rivolto al Parlamento a questo proposito - di fare il punto sulle misure adottate e da adottare, anche in ossequio alla nota sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo". Giorgio Napolitano ringrazia il Santo Padre per la telefonata a Marco Pannella e coglie l'occasione per rilanciare un tema a lui carissimo: quello della condizione dei carcerati. Poche righe destinate a riaprire un dibattito sempre sotto traccia anche su amnistia e indulto, cuore della protesta del leader radicale. "Nel salutare il Pontefice - a conclusione della storica cerimonia di questa mattina in San Pietro - ho voluto ringraziarlo - afferma Napolitano - per il generoso gesto della sua telefonata di qualche giorno fa a Marco Pannella, che si espone anche ad un grave rischio per la sua salute per perorare la causa delle migliaia di detenuti ristretti in condizioni disumane in carceri sovraffollate e inidonee". Resta quindi invariata, per il Capo dello Stato, la sostanza ed il senso del messaggio da lui rivolto alle Camere l'8 ottobre scorso. E soprattutto rimane ferma la necessità di rispondere in maniera adeguata alla "sentenza pilota" della Corte europea dei diritti dell'uomo che l'8 gennaio 2013. Una sentenza pesantissima che parla di un "problema sistemico" non limitato a casi isolati e di una "violazione dell'art. 3 della Convenzione europea che, sotto la rubrica 'proibizione della tortura', pone il divieto di pene e di trattamenti disumani o degradanti a causa della situazione di sovraffollamento carcerario in cui i ricorrenti si sono trovati". Napolitano, in quell'occasione, sottolineava l'esigenza posta da quella sentenza di trovare soluzioni entro un'anno dalla sua decorrenza, il 28 maggio 2013. Manca cioè meno di un mese a quella scadenza, pare ricordare Napolitano quando dice che "è ora" di fare il punto. Se non si darà risposta, peraltro, ripartiranno le centinaia di ricorsi sospesi in questi 12 mesi. "Ricorsi - sottolineava Napolitano nel suo messaggio - che, in assenza di effettiva, sostanziale modifica della situazione carceraria, appaiono destinati a sicuro accoglimento stante la natura di sentenza pilota". Ora il presidente della Repubblica torna a lanciare il suo monito e a chiedere l'impegno delle istituzioni: il Parlamento, e anche il governo, ora dovranno rispondere. Come scriveva Napolitano alla fine del suo messaggio: "Onorevoli parlamentari, confido che vorrete intendere le ragioni per cui mi sono rivolto a voi attraverso un formale messaggio al Parlamento e la natura delle questioni che l'Italia ha l'obbligo di affrontare per imperativi pronunciamenti europei. Si tratta di questioni e ragioni che attengono a quei livelli di civiltà e dignità che il nostro paese non può lasciar compromettere da ingiustificabili distorsioni e omissioni della politica carceraria e della politica per la giustizia".
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