martedì 12 marzo 2013
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​Si è giocata sull’asse Milano-Napoli l’ennesima giornata campale sotto il profilo giudiziario per il leader del Pdl, Silvio Berlusconi. Ma se sul fronte lombardo i giudici hanno accolto ieri la richiesta di legittimo impedimento per motivi di salute avanzata dai suoi legali, rinviando a mercoledì la prossima udienza del processo Ruby (nel quale l’ex premier è imputato per prostituzione minorile), da quello campano è piovuta invece la vera tegola di giornata: una richiesta di giudizio immediato per il reato di corruzione, avanzata all’ufficio del Gip dalla procura di Napoli, che indaga su una presunta compravendita di voti parlamentari fra il 2006 e il 2008 e ha chiesto di processare, insieme a lui, l’ex direttore dell’<+corsivo>Avanti<+tondo>, Valter Lavitola, e l’ex senatore Sergio De Gregorio. Nel merito dell’inchiesta, i pm campani hanno già sentito, come persona informata sui fatti, l’allora capo del governo Romano Prodi e il senatore Paolo Rossi, del Pd: secondo indiscrezioni sui verbali, diffuse ieri dalle agenzie di stampa, Rossi avrebbe dichiarato di esser stato contattato dal senatore del Pdl Antonio Tomassini, fra i "fedelissimi" del Cavaliere, che gli avrebbe proposto di passare al centrodestra. Ieri invece è stato ascoltato uno degli indagati, De Gregorio, dalla procura di Roma (che ha aperto un’inchiesta analoga, dopo alcuni esposti del leader Idv, Di Pietro, su un voto di fiducia del 2010, nel quale i senatori Antonio Razzi e Domenico Scilipoti lasciarono il suo partito per sorreggere l’esecutivo guidato dal Pdl). Sui conti di De Gregorio sarebbero "atterrati" tre milioni di euro, due dei quali, ha spiegato lui stesso, «in nero. Perché me li abbiano dati, me lo sono chiesto anch’io. Se fosse stato in maniera trasparente, li avrei dichiarati, come ho dichiarato un milione di euro alla Camera, e sarei stato nella legge. Ho accettato un pagamento in nero, ho sbagliato e l’ho confessato al magistrato». Su cosa invece abbia offerto lui, in cambio di quel denaro, l’ex senatore ha risposto: «Nulla».Le notizie da Napoli hanno suscitato la levata di scudi dell’intero Pdl, da giorni sul piede di guerra contro «il tentativo di cancellazione per via giudiziaria» del Cavaliere. A Milano i parlamentari pidiellini, guidati da Angelino Alfano, hanno dato vita ad una manifestazione all’esterno del palazzo di Giustizia. All’interno, tuttavia, la decisione dei giudici nel processo Ruby non è stata sfavorevole a Berlusconi (imputato di concussione e prostituzione minorile). Dopo ore di attesa, alle 16.50 la presidente Giulia Turri ha dapprima annunciato: «Eccoci! Riprende il processo». Poi, cinque minuti dopo, ha comunicato: «Il processo è sospeso». La Corte ha infatti preso atto degli esiti della visita fiscale chiesta dall’accusa (scettica sui certificati medici presentati dalla difesa): i medici avevano rilevato un «scompenso pressorio» e un «assoluto impedimento» dell’ex premier (ricoverato da venerdì al San Raffaele per una «uveite», con gravi disturbi alla vista) a comparire in udienza. Pertanto, il tribunale ha sospeso il dibattimento, rinviandolo a domani alle 14, ma solo per verificare nuovamente lo stato di salute dell’imputato e definire un ulteriore calendario di udienze. Uno dei legali di Berlusconi, Niccolò Ghedini, ha spiegato così il referto medico: «Hanno messo in bilancio ciò che in certi casi può capitare a una persona anziana», annunciando inoltre che la difesa si baserà su quel responso per chiedere anche la revoca della decisone contraria in un altro giudizio, l’appello sul caso Mediaset, dove la visita fiscale aveva negato il «legittimo impedimento». Nel frattempo, dopo la decisione di ieri, nel processo Ruby si allontana verosimilmente la data della sentenza, ipotizzata a metà marzo ma ora tutta da ricalcolare. Solo dopo mercoledì, e sempre che la salute del Cavaliere sia migliorata, si saprà infatti quando il procuratore aggiunto Ilda Boccassini potrà tenere la requisitoria finale, con richiesta di condanna. Quasi presagendolo, ieri lei in aula non c’era. E un rigoroso silenzio è stato il suo solo "commento" alla nuova catena di rinvii.
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