giovedì 19 dicembre 2013
Il cardinale Sepe: la responsabilità non sia una parola vuota. Il procuratore Roberti: anche per fare il bene serve coordinamento.
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Il filo conduttore è la responsabilità di ognuno "per la rinascita di Napoli". Lo dice il cardinale Crescenzio Sepe, lo conferma il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. L’occasione è l’ultimo incontro, dei quattro Dialoghi con la città, promossi nel periodo di Avvento, e avvenuto martedì scorso, in un luogo simbolo di Napoli: il Centro La Tenda, una struttura situata nel cuore del quartiere popolare della Sanità, struttura di recupero per tossicodipendenti, oggi centro di prima accoglienza per persone senza dimora. «Vogliamo impegnarci perché il nostro territorio recuperi la sua bellezza sfiorita – dice l’arcivescovo Sepe – perché sia la casa comune di tutti e non una coabitazione di interessi individualistici e discriminatori». La Chiesa di Napoli «non si può sottrarre alla responsabilità di offrire il proprio contributo in termini di carità, di volontariato, di idee e di sollecitazioni da presentare al mondo politico locale e nazionale». L’arcivescovo parla anche di un’impressionante situazione di povertà. Ma ribadisce che «altrettanto impressionante risulta la scarsa capacità e incisività della politica di offrire delle risposte efficaci. Le statistiche sono sempre più allarmanti – dice l’arcivescovo – ma le persone sono volti, nomi, non sono numeri e dietro tanti volti si trovano storie di sconfitte esistenziali, come quelle di chi perde il lavoro in una terra per definizione avara di questo bene, oppure quelle di chi perde la casa o si sente rimandato di mesi in una lista per un’operazione chirurgica». L’appello è ai laici. «Abbiamo bisogno di braccia e di cervelli, di cuore e di buona volontà, affinché la "responsabilità" non sia soltanto una bella ma vuota parola, bensì un concreto valore alla prova dei fatti». Rilancia il procuratore Roberti che richiama le responsabilità della politica, ma anche dei magistrati e di tutti coloro che svolgono un ruolo pubblico, di interesse sociale. «Ogni anno nel mondo circa ottocentottantamila persone sono oggetto di tratta di essere umani, molti sono bambini, – è la denuncia del Procuratore – questa realtà è ben conosciuta dagli operatori sociali, ma non dai politici e dall’opinione pubblica. Per affrontare questo problema c’è bisogno di una fortissima cooperazione tra gli Stati». Roberti parla di coordinamento delle risorse e delle forze in campo: «Anche la tragedia di Lampedusa probabilmente si poteva evitare con un maggiore coordinamento. Da soli non si va da nessuna parte». E "La Tenda" è proprio l’esempio di un  lavoro d’insieme: centoventi posti di accoglienza notturna a persone senza dimora; centro diurno polivalente per minori; centro di aggregazione per le famiglie. Un "miracolo"  che dal 1981 don Antonio Vitiello porta avanti nel silenzio e nel nascondimento con la collaborazione di diciannove operatori e tanti volontari. Da martedì,  al Centro, c’è posto per altri quaranta senzatetto che potranno trovare ospitalità, ristoro, assistenza o semplicemente il volto amico di don Antonio.
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