giovedì 19 settembre 2019
L'arcivescovo, in duomo per il prodigio del sangue di san Gennaro, denuncia «i sicari di odio e di violenza che tentano di uccidere sul nascere la possibilità di fare futuro»
Nel duomo di Napoli il cardinale Crescenzio Sepe con l'ampolla contenente il sangue di san Gennaro (Fotogramma)

Nel duomo di Napoli il cardinale Crescenzio Sepe con l'ampolla contenente il sangue di san Gennaro (Fotogramma)

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Disoccupazione giovanile, emergenza lavoro, evasione scolastica, criminalità: a san Gennaro – che ripete alle 10.04 il prodigio della liquefazione del sangue – Napoli affida, in un duomo gremito, le emergenze di ieri e di oggi. L’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, nella sua omelia, dinanzi alle autorità religiose, civili e militari, chiede di «allontanare la rassegnazione e di scegliere la strada del fare». Sepe denuncia «i sicari di odio e di violenza che tentano di uccidere sul nascere la possibilità di fare futuro, quindi di guardare avanti, di porre le basi per una vita ordinata, per la crescita di una comunità attenta ai valori fondamentali e quindi naturalmente orientata al bene comune». Denuncia il «lavoro negato, l’istruzione mancata, i servizi sociali inadeguati e il diritto alla salute insoddisfatto che danno il via libera a tutto ciò che alimenta le organizzazioni criminali ed è contro il futuro di questa città».

Ma il grido dell’arcivescovo si alza soprattutto contro la piaga dell’evasione scolastica: «Ogni banco vuoto lascia pensare a quei bambini avviati a delinquere, alle baby-gang che si trovano a prendere “lezioni” dalla strada sui “modelli” che regolano le gerarchie del crimine».

Sepe accenna anche ai 70 mila giovani emigrati che hanno lasciato il Sud: «Non basta lo sdegno occorre mettere mano con coraggio a ciò che può portare a una reale e concreta inversione di tendenza». «Anche noi – prosegue – siamo chiamati a scrivere una nuova pagina della nostra città e ci rivolgiamo a san Gennaro, che oggi ha ripetuto il prodigio (che si rinnova anche il 16 dicembre e il sabato che precede la prima domenica di maggio, ndr) perché ci insegni il coraggio della speranza che nessuno potrà mai togliere dal nostro cuore napoletano». Dal martire lo slancio per «riempire di nuovo, ad uno ad uno, quei banchi vuoti dell’evasione e fare in modo che anche i vuoti sociali possano essere colmati da un cambiamento morale e sostanziale che sia espressione di una comunità rinnovata e sana». L’arcivescovo, allora, suggerisce di «creare luoghi di aggregazione o di potenziare quelli già esistenti, di favorire sviluppo e occupazione, di agevolare e sostenere le iniziative lavorative e professionali».

Intanto fuori al duomo la manifestazione degli operai dell’America Laundry, la ditta che si occupa della fornitura di biancheria agli ospedali di Napoli, e quelli della Whirlpool che chiedono di salvare i livelli occupazionali.

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