martedì 5 ottobre 2021
La sospensione annunciata delle terapie per 300, tra ragazzi autistici e disabili psichici che frequentano il centro NeapoliSanit di Ottaviano, non c’è stata
Autismo, il centro (per ora) non chiuderà

Ansa

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La sospensione annunciata delle terapie per 300, tra ragazzi autistici e disabili psichici che frequentano il centro NeapoliSanit di Ottaviano, non c’è stata. I genitori – che la settimana scorsa ne avevano denunciato ad Avvenire l’interruzione improvvisa a partire dal prossimo lunedì fino a dicembre – ieri hanno regolarmente accompagnato i propri figli nella struttura della provincia di Napoli. I loro ragazzi potranno andare al centro almeno questa settimana. Domani si terrà un incontro fra i vertici dell’Asl Napoli 3 Sud e quelli del centro. C’è da comporre il contenzioso che ha condotto all’annuncio della sospensione delle terapie, dovuto a un surplus di richieste di prestazioni in convenzione nella struttura di Ottaviano, specializzata nel trattamento del disturbo dello spettro autistico.

Nei mesi scorsi, la proprietà di NeapoliSanit ha sollecitato ripetutamente l’Asl per sapere se il totale delle terapie in somministrazione potesse essere coperto dai fondi regionali a disposizione. Le mancate risposte dell’Asl hanno portato il centro riabilitativo alla decisione di sospendere i servizi in convenzione anche a chi è in terapia da anni. Il caso NeapoliSanit ha riaperto una vecchia questione. Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ha dato disposizione ai direttori generali delle Asl di non interrompere le cure già in corso, come accadeva in passato. Durante il decennale commissariamento della sanità campana, spesso si è presentato questo copione: i fondi regionali finivano e le terapie erano sospese anche per i ragazzi che vi si sottoponevano da anni. «Poche settimane senza terapie possono vanificare il lavoro di mesi e anni – è lo sfogo di una mamma di un bambino di 9 anni autistico che frequenta il centro –. In questi casi si cerca di proseguire con terapie private (con costi per le famiglie che arrivano anche a 800 euro al mese), ma il cambiamento di contesto è troppo pesante e i bambini esprimono il disagio chiudendosi ulteriormente».

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