sabato 22 maggio 2010
Norme troppo eterogenee, che esulano dallo scopo originale del decreto e che rischiano di compromettere il ruolo del Parlamento: questi i "rilievi" che il Presidente della Repubblica ha inviato alle Camere nel promulgare la legge di conversione del "decreto incentivi".
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Il Presidente della Repubblica, nel promulgare la legge di conversione del decreto legge n. 40 del 25 marzo 2010 (cosiddetto "decreto incentivi"), ha inviato al Presidente del Senato e ai Presidenti del Consiglio e della Camera dei deputati una lettera contenente alcuni rilievi. Appena ricevuta la lettera il Presidente del Senato, Renato Schifani, ne ha trasmesso copia ai Presidenti dei Gruppi parlamentari di Palazzo Madama. «Il decreto-legge che, nella sua formulazione originaria, conteneva disposizioni riguardanti esclusivamente la repressione delle frodi fiscali, la riscossione tributaria ed incentivi al sostegno della domanda e delle imprese, nel corso dell'iter di conversione è stato profondamente modificato, anche mediante l'inserimento di numerose disposizioni estranee ai contenuti del decreto e tra loro eterogenee», scrive il Capo dello Stato Giorgio Napolitano nella lettera inviata ai presidenti delle Camere dopo aver promulgato, con rilievi, il decreto incentivi. Tale tecnica, ricorda il Capo dello Stato, è stata "criticata" sia da lui che dai suoi predecessori.Inserire troppe norme eterogenee ha una "sua incidenza negativa sulla qualità della legislazione, per la violazione dell'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988 e, infine, per la possibile violazione dell'art. 77 della Costituzione allorchè comporti l'inserimento di disposizioni prive dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza, eludendo la valutazione spettante al Presidente della Repubblica in vista della emanazione dei decreti-legge", scrive Napolitano che aggiunge: «Ho anche avuto modo di rilevare, più volte e in diverse sedi, che in presenza di una marcata eterogeneità dei testi legislativi e della frequente approvazione degli stessi mediante ricorso alla fiducia su maxi-emendamenti, si realizza una pesante compressione del ruolo del Parlamento, specialmente allorchè l'esame da parte delle Camere si svolga con il particolare procedimento e nei termini tassativamente previsti dalla Costituzione per la conversione in legge dei decreti».
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