mercoledì 9 agosto 2017
Ha imparato a scuola a condividere valori comuni tra persone di origine e religione diversa, sviluppando un sentimento di cittadinanza
Musulmano a Bologna, aperto al confronto con le altre fedi
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Islam Said, ventiseienne di origine egiziana, vive a Bologna da quando aveva sette anni. «Per me sentirmi a casa – dice – vuol dire scorgere il San Luca, non le Piramidi». Nella città delle due Torri ha frequentato le elementari, le medie, le superiori e ora l’università (Farmacia, dopo due anni a Ingegneria). «L’Egitto per me – precisa – è solo il Paese delle vacanze, mi sento italiano e soprattutto bolognese. Se il Senato approvasse la riforma della cittadinanza, lo Stato riconoscerebbe ciò che nella società è già nei fatti». Chiedo a Said se il suo sentirsi italiano non sia inconciliabile con la religione musulmana: «La fede che professo, che so essere minoritaria in Italia, è un fatto privato che non incide sul mio sentirmi italiano. Anzi, per me, proprio da musulmano, è importante impegnarmi per la mia città e il territorio in cui vivo. È lo spirito con cui, nel mese di Ramadan, con altri giovani abbiamo organizzato un "iftar", il banchetto per la rottura del digiuno dopo il tramonto, aperto a tutti i bolognesi per conoscerci reciprocamente». «È a scuola – prosegue Said – che abbiamo imparato a condividere valori comuni tra persone di origini (e anche religioni) diverse, sviluppando un sentimento di cittadinanza. Eppure qualche volta ciò viene contestato». Insomma, per i giovani come lui giunti da un Paese lontano o nati in Italia da genitori immigrati, l’appartenenza a questo Paese è una questione meno scontata: si sentono italiani, ma è lo sguardo di chi li osserva che li rende a volte stranieri nella propria stessa terra.

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