lunedì 26 febbraio 2018
La morte di Azka Riaz, 19 anni, sembrava causata da un incidente stradale e, invece, nella serata di domenica, è stato fermato il padre della giovane, già denunciato per maltrattamenti
Una veduta di Macerata (da Wikipedia commons)

Una veduta di Macerata (da Wikipedia commons)

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Un incidente, all’apparenza, ma poi il padre viene fermato per omicidio: è morta sabato sera Azka Riaz, 19 anni, pachistana. Abitava nel Maceratese. La ragazza avrebbe dovuto testimoniare domani in incidente probatorio, il padre era infatti già indagato per maltrattamenti in famiglia e qualche tempo fa gli erano stati tolti i figlioletti minori, ora ospiti in una comunità. Torna dunque al centro delle cronache la provincia di Macerata: non è passato neanche un mese dal massacro di Pamela Mastropietro, ritrovata a pezzi in due trolley, e dal raid xenofobo di stampo fascista di Luca Traini che ha causato sei feriti di origini africane. E ora, un possibile omicidio di una giovane donna per mano del padre, che non avrebbe voluto lasciarla libera.

Una tragedia figlia di un problema di integrazione? «La religione è un fatto personale – risponde l’imam di Macerata, Mohamed Tarakji – e non si può imporre a nessuno, nemmeno al proprio figlio. Chi lo impone è un ignorante, non è nel giusto. Integrazione è stare con gli altri guidati dai buoni principi che portiamo dentro. I miei figli hanno fatto la loro vita qui in Italia, dalla scuola all’università, liberamente». In provincia, tra il 2015 e il 2016, erano arrivati (come aveva documentato Avvenire) 800 profughi, tutti extrasbarchi (non compresi negli invii ministeriali) e tutti pachistani.

Ai tempi, il comandante provinciale della Finanza Amedeo Gravina aveva ipotizzato che dietro gli arrivi in massa potesse esserci un’unica regia, e che comunque il sistema di accoglienza in provincia, ben funzionante, fosse un attrattore di flussi migratori. Quei pachistani poi hanno per la maggior parte continuato il loro viaggio verso altre province. Ma la comunità pachistana resta ben radicata: c’è un paese, Corridonia, che i residenti chiamano ormai "Pakistonia". Un esempio di integrazione che funziona. «Puntiamo tutto sui giovani – spiega il sindaco Paolo Cartechini – cerchiamo di coinvolgere gli stranieri con la Croce Verde, Protezione civile e iniziative di lettura per bambini».

Nel Maceratese sono molti i centri culturali islamici, che fungono anche da moschee e punti di ritrovo, per l’insegnamento dell’arabo e dell’italiano. Nel capoluogo sono riusciti ad acquistare il capannone che funziona da luogo di incontro, di studio, di preghiera. A Civitanova, il locale che funge da moschea era finito nel mirino dei vandali due anni fa, che hanno scritto insulti e tentato di dare fuoco alla sede. Per fortuna i vicini avevano fatto in tempo ad avvisare i carabinieri. Però da quel giorno, per sicurezza, hanno deciso di dotarsi di telecamere.

Quanto alla vicenda di Azka, si sa che il padre non l’avrebbe lasciata libera di uscire. Silenziosa, dolcissima ed educata, riservata, non aveva legato con i compagni di classe: così la ricorda una delle insegnanti al professionale Bonifazi di Recanati. A 16 anni iscritta al primo anno, era stata bocciata per le troppe assenze, 120 giorni. Parlava poco italiano. Poi i fatti di sabato: poco prima delle 20 di sabato, Riaz si trova sulla strada, su territorio di Morrovalle. Il padre, Muhammad, è sul posto e sostiene che la ragazza è stata investita. Ma l’uomo alla guida della Ford dice che «lei era già distesa a terra e occupava buona parte della carreggiata». Lo sostiene fin da subito e continuerà sempre a ripeterlo. Dichiara anche che non avrebbe potuto far nulla per evitarla. Saputo dell’incidente, il pm Micaela Piredda ricorda il nome e ricollega i due casi (quello dei maltrattamenti in famiglia all’incidente).

All’obitorio, l’ispezione del medico legale porta intanto alla scoperta di tumefazioni non compatibili con l’investimento, ma con percosse. Il padre viene così fermato e portato nel carcere di Montacuto con l’accusa di omicidio preterintenzionale. L’uomo alla guida della Ford è comunque indagato per omicidio colposo. Ieri sera, l’autopsia non ha risolto del tutto il caso: ha stabilito infatti che saranno necessari altri esami sulle lesioni. Si cercherà di capire cos’è accaduto negli istanti immediatamente precedenti all’investimento. Sembra comunque che quanto emerso resti compatibile con quanto dichiarato dall’automobilista che sostiene che la ragazza fosse stesa già a terra.

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