martedì 19 febbraio 2013
Sentiti dai pm esponenti dei due partiti. Il governatore della Bce Mario Draghi definisce quello di Montepaschi un caso «isolato», generato anche da «attività criminale».
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​Il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi di Mps ne fa un caso, per quanto «isolato», che non è «solo questione di gestione bancaria ma anche di attività criminale». La politica, però, non è stata fuori. Anzi il «groviglio armonioso» senese avrebbe generato un patto segreto e inconfessabile tra Pd e Pdl intorno ai forzieri del Monte dei Paschi.I pm di Firenze e Siena, che insieme stanno ascoltando come persone informate sui fatti importanti esponenti politici toscani di Pdl e Pd, hanno fatto domande precise circa l’autenticità, al momento non confermata, di un documento su un’intesa siglata tra i due partiti sia sui rapporti fra maggioranza opposizione a Siena, sia su Mps. Il documento riporta i nomi di esponenti di primo piano, sebbene non vi siano però le firme dei politici citati. Mancano anche le intestazioni. Abbastanza per far sospettare che si tratti di una polpetta avvelenata su cui comunque i magistrati vogliono vederci chiaro. Le due pagine sono datate “Roma 12 novembre 2008” e riportano i nomi di Franco Ceccuzzi, ex sindaco Pd di Siena e di Denis Verdini. «Qualcuno – ha reagito Ceccuzzi – sta disseminando polpette avvelenate per interrompere il percorso per la mia candidatura a sindaco di Siena».Che si tratti di una patacca o no, agli inquirenti arrivano con insistenza voci su accordi di desistenza. I magistrati della città del Palio ieri si sono recati a Firenze dove insieme ai colleghi fiorentini hanno svolto alcuni interrogatori. Formalmente si tratta di atti integrativi dell’inchiesta, già chiusa, sul Credito cooperativo fiorentino, l’istituto che era presieduto proprio dal coordinatore del Pdl Denis Verdini, ma al centro dei colloqui c’erano però i rapporti tra Montepaschi, la Fondazione Mps e la politica.Davanti ai pubblici ministeri si sono presentati due nomi che indicano come il livello dell’inchiesta stia salendo fino ai piani alti della politica. In procura sono infatti stati ascoltati Angelo Pollina, coordinatore regionale di Fli, ex consigliere regionale del Pdl ed ex capogruppo del Pdl al comune di Siena, seguito in serata da Andrea Manciulli, segretario regionale del Pd toscano, candidato alla Camera.«In quegli anni – ha raccontato Pollina ai magistrati – gli unici che facevano opposizione seria eravamo io e Paolo Amato (anch’esso ex Pdl, sentito come persona informata sui fatti l’8 febbraio scorso, <+corsivo>ndr<+tondo>)». Poi i vertici del Pdl «ci hanno pian piano silenziati». Anche il segretario toscano del Pd, Andrea Manciulli, non si è sottratto alle domande degli investigatori, come aveva fatto un paio di settimane fa il presidente del consiglio regionale Alberto Monaci (Pd). «Mi sono state chieste alcune mie valutazioni sulle vicende in questione, che ho naturalmente fornito ritenendo un dovere collaborare – ha spiegato Manciulli –. Mi auguro che l’indagine vada avanti potendo appurare i fatti». Le persone sentite fino ad ora e gli elementi raccolti preludono ad una nuova raffica di interrogatori di personalità locali e nazionali.Intanto emergono nuovi dettagli sulle operazioni finanziarie di Mps. Gianluca Baldassarri, l’ex capo dell’area finanza, ha dichiarato al gip che ne ha convalidato l’arresto per pericolo di fuga, di non aver dato lui l’ordine «per la conservazione in cassaforte della lettera di intenti» sulla sottoscrizione di debiti necessari all’acquisizione di Antonveneta. «Avevo insistito molto col dg Vigni affinché la lettera di intenti fosse tenuta riservata – ha spiegato Baldassarri – poiché dalla sua sottoscrizione e fino all’acquisizione di 3,5 miliardi di Btp sarebbero state poste in essere operazioni» finanziariamente delicate. Nel febbraio 2012, prima di venire allontanato da Siena, Baldassarri dice di avere illustrato ai nuovi vertici, in particolare all’attuale amministratore delegato Viola, «il collegamento economico tra l’operazione Btp 2034 e la ristrutturazione di Alexandria».Secondo il gip di Milano, però, le passata governance di Rocca Salimbeni, guidata da Giuseppe Mussari, aveva «elaborato e condiviso le scelte gestionali» poi finalizzate da Baldassarri. Con il risultato di compromettere le condizioni «patrimoniali, finanziarie ed economiche della banca».
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