lunedì 9 febbraio 2015
​È morto a 95 anni il «comandante Max». Camera ardente in Campidoglio. La moglie: «Non dimenticò mai di essere un partigiano».
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Si è aperta in Campidoglio, nella sala della Protomoteca, la camera ardente per Massimo Rendina, il protagonista della resistenza scomparso ieri a 95 anni. Il feretro del 'comandante Max', come lo ricorda una corona di fiori inviata dall'Anpi di Roma, è stato accolto dal sindaco della capitale, Ignazio Marino, che lo ha accompagnato all'interno della sala insieme alla moglie Grazia e ai figli Sebastiano e Federico. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha inviato una corona di alloro, che affianca il gonfalone del Comune e della Regione Lazio, e i vessilli delle associazioni partigiane. È grazie a uomini come Massimo Rendina che oggi viviamo nella libertà e per questo ringraziamo il 'comandante Max' per aver fatto la scelta di combattere per la democrazia". Lo ha detto il sindaco di Roma, Ignazio Marino, durante la commemorazione funebre per l'ex capo partigiano scomparso ieri a 95 anni. "Non era un politico della Resistenza ma un appassionato. La sua professione era altro, però lui era stato un capo partigiano e questo non lo dimenticava mai". Così Grazia, moglie del partigiano .Rendina è stato presidente per oltre 12 anni del Comitato Provinciale di Roma e del Lazio. Nato a Venezia il 4 gennaio 1920, Rendina militò prima nella 19esima brigata Giambone Garibaldi, come capo di Stato Maggiore, e poi nella 103esima brigata Nannetti della prima divisione Garibaldi, della quale fu prima comandante e poi capo di Stato Maggiore. Riconosciuto Partigiano combattente dal 1 novembre del '43 alla fine della liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Rendina è stato docente di storia della comunicazione e membro del Comitato scientifico dell'Istituto Luigi Sturzo per le ricerche storiche sulla Resistenza. È stato, inoltre, l'ideatore della Casa della Memoria e nella Storia, inaugurata dalla giunta Veltroni nel 2006 e fondatore dell'associazione di telespettatori cattolici Aiart.   Per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti "ci lascia un uomo straordinario, simbolo della lotta per la libertà contro il nazifascismo e per la difesa dei valori di democrazia e di amore per la patrià". Tristezza per la sua morte è stato espressa anche dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna per il quale "ha incarnato i più alti valori della democrazia italiana". Tanti gli attestati di stima e cordoglio dal mondo politico. Perché del resto, come scrive su Facebook il deputato Marco Miccoli: "Un partigiano non muore mai".

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